In Colombia è avvenuto il più grande sequestro di cocaina della storia
Dodici tonnellate di cocaina purissima sono state sequestrate dalla polizia antidroga colombiana mercoledì 8 novembre. La cocaina, appartenente alla principale organizzazione criminale colombiana,il Clan del Golfo, è stata trovata nascosta in due fattorie nella provincia nord-occidentale di Antioquia, vicino al confine con Panama.
Oltre 400 agenti hanno preso parte all’operazione da terra, mentre un velivolo militare delle forze colombiane atterrava sul territorio delle fattorie clandestine.
Il valore di mercato della cocaina sequestrata è circa 360 milioni di dollari all’ingrosso. Una volta tagliata, sarebbe state messa sul mercato in 11 milioni di dosi, presumibilmente negli Stati Uniti, pronte a fruttare circa 660 milioni di dollari complessivi.
Il presidente della Colombia, Juan Manuel Santos, si è precipitato sul luogo per godersi gli onori mediatici dell’operazione, allestendo un conferenza stampa davanti ai panetti di cocaina sequestrata, per affermare che «si è trattata della più grande operazione antidroga mai portata a termine in Colombia».
La polizia antidroga ha invece reso pubblici alcuni dettagli dell’indagine, affermando che le fattorie nelle quali la coca era depositata appartenevano a Dairo Úsuga, alias Otoniel, capo massimo del Clan Golfo, una delle persone più ricercate del paese.
Secondo i dati della polizia antidroga colombiana, con questa operazione la cocaina sequestrata dall’inizio del 2017 è arrivata a 362 tonnellate, contro le 317 tonnellate complessive dello scorso anno.
Numeri che, a quanto pare, non bastano a soddisfare i registi occulti della “guerra alla droga” sudamericana, ovvero gli Stati Uniti d’America, che hanno chiesto al paese di aumentare ulteriormente i propri sforzi, dopo che negli ultimi mesi la produzione e l’esportazione di cocaina dal paese sembrano essere aumentate.
Da quando è diventato presidente Santos, pur se a strappi e dovendo respingere i costanti attacchi dell’opposizione, sta cercando di attuare un nuovo approccio sulle droghe. La cannabis è stata legalizzata a scopi terapeutici, mentre in passato era stato annunciata la fine dei “bombardamenti” a base di erbicidi delle piantagioni di coca e la donazione di terre ai contadini che accettano di abbandonare la redditizia coltura della coca per abbracciare coltivazioni di prodotti leciti.
Misure fortemente contrastate dall’amministrazione americana, che chiede agli stati del “cortile di casa” centro e sud americano di proseguire nella vecchia ricetta della repressione, nonostante in decenni di applicazione non abbia portato a nessun risultato concreto (la cocaina prodotta ed esportata è sempre aumentata), a parte la crescita costante del potere dei cartelli della droga.