In Canada stanno pensando di vietare l’uso della parola “marijuana”
Nel Canada che si prepara a diventare il primo stato membro del G7 a legalizzare la cannabis si sta dibattendo, oltre che di regolamenti attuativi, anche del vocabolario connesso alla canapa. Una discussione che nelle ultime settimane si è concentrata sul termine “marijuana”, dopo che un politico della città di Halifax, di nome Shawn Cleary, ha proposto di smettere di utilizzarlo in quanto «razzista» aggiungendo che se fosse per lui andrebbe «messo al bando».
Una posizione sposata anche dal Niche (National Institute for Cannabis Health and Education) ovvero l’ente che sta coordinando le attività relative alla legalizzazione, il quale ha specificato che «è cannabis il termine che andrebbe utilizzato in un paese che sta muovendo verso la legalizzazione». «Anche le parole per descrivere comunità etniche, l’orientamento sessuale e le donne sono cambiate nel tempo perché abbiamo capito che nascondevano delle discriminazioni – ha detto il presidente della Niche, Barinder Rasode – credo sia arrivato il tempo di riflettere anche sull’uso della parola marijuana, che ha connotazioni negative perché nasconde i valori positivi della cannabis».
La diatriba è nata dalla etimologia politica del termine marijuana, ora di uso comune, ma introdotto negli anni ’30 quando negli Usa le lobby dell’industria ed i media cominciarono a costruire la criminalizzazione della pianta e quindi le basi del proibizionismo. In quegli anni il termine marijuana – che veniva utilizzato in Messico – venne importato in America per infondere nell’opinione pubblica la paura degli immigrati ispanici, e per convincere la popolazione che la stessa pianta con la quale si era addirittura fabbricata la carta sulla quale la costituzione Usa venne scritta, era in realtà una pericolosissima droga.
Shawn Cleary in un’intervista ha affermato di aver scoperto recentemente la radice razzista del termine marijuana, e di ritenere che serva avere comprensione della storia ed evitare di utilizzare termini che vennero inventati appositamente per criminalizzare la pianta di cannabis e le popolazioni ispaniche.
Se in Italia, e in tutta l’Europa in generale, il termine marijuana viene usato solo in seconda battuta e tendenzialmente nei documenti ufficiali così come nelle varie proposte di legge si parla di “cannabis”, negli Usa e in Canada avviene ancora il contrario, tanto che anche le leggi per la legalizzazione approvate in molti stati negli ultimi cinque anni denominano ancora la canapa come “marijuana”. Ora si sta aprendo un dibattito che potrebbe anche sembrare inutile, ma che rilegge finalmente le basi del proibizionismo, che iniziò anche a partire da questa differenza lessicale.