“Impugneremo il decreto sul CBD”
Le associazioni italiane sulla canapa e gli studi legali che ne competono si sono attivati per bloccare il decreto che inserisce l'olio di CBD nella tabella dei medicinali
Revocando la sospensione del decreto del primo ottobre 2020, che inseriva le “composizioni per somministrazione ad uso orale di cannabidiolo ottenuto da estratti di cannabis” nella tabella dei medicinali allegata al testo unico sugli stupefacenti, lo scorso agosto, il Ministero della Salute metteva a rischio il libero commercio degli oli contenenti CBD.
Tabella dei medicinali sezione B del DPR 309/90 che ha ad oggetto “quelle sostanze di corrente impiego terapeutico per le quali sono stati accertati concreti pericoli di induzione di dipendenza fisica o psichica“.
Con un video recentemente pubblicato su facebook, l’Avvocato Lorenzo Simonetti ha annunciato le motivazioni per cui, insieme all’Avvocato Claudio Miglio, fondatori dello studio Tutela Legale Stupefacenti, hanno deciso di “impugnare il decreto sul CBD”.
IL DECRETO SUL CBD VA FERMATO: LE CRITICHE SOLLEVATE DA TUTELA LEGALE STUPEFACENTI
“È evidente il cortocircuito cognitivo nel quale è caduto il Ministero della Salute – dichiara Simonetti – che vorrebbe provare l’efficacia farmacologicamente attiva del CBD sulla base di un parere reso dall’AIFA (Agenzia Italiana del Farmaco) nel lontano 2021. Parere a sua volta basato sugli studi clinici portati all’attenzione della comunità internazionale dalla GW Pharmaceuticals: l’azienda che ha prodotto e messo in commercio il farmaco Epidiolex”.
“Peraltro – fa notare Simonetti – sono gli stessi studi clinici a supporto della richiesta d’inserimento nel mercato di codesto farmaco ad affermare che è riportato ‘un basso potenziale di abuso del medicinale'”.
Riprendendo i “quattro pareri” su cui il Ministero della Salute ha fondato la sua decisione infatti, l’Avvocato di Tutela Legale Stupefacenti ha specificato che “sono tre gli aspetti chiari ed importanti di critica e censura di quest’inserimento del cannabidiolo nella tabella dei medicinali sezione B”:
- l’AIFA si è basata su studi clinici promulgati dalla GW Pharmaceuticals, “che oggi gode del monopolio del CBD nel mondo farmaceutico”
- sono gli stessi rapporti disposti dall’azienda produttrice del farmaco Epidiolex ad affermare che, sulla base degli studi effettuati, “vi è un basso potenziale di abuso del medicinale”
- la decisione del Ministero della Salute si fonda su evidenze scientifiche “non attuali, ma che risalgono al 2021”.
IL MINISTERO DEVE RITIRARE IL DECRETO SUL CBD: LA VOCE DELLE ASSOCIAZIONI ITALIANE
“Stiamo lavorando tutti insieme per aggredire l’irragionevolezza di questo decreto” conclude Simonetti, facendo riferimento alle associazioni italiane che si sono attivate per fermare questa follia.
In particolare: l’Associazione Canapa Sativa Italia, l’Associazione Sardinia Cannabis, l’Associazione Resilienza Italia Onlus e l’Associazione Imprenditori Canapa Italia, che già diverse settimane fa hanno rilasciato un comunicato che spiegava – e smontava – le volontà del Ministero della Salute.
Nel documento viene specificato che “Il contesto normativo che regola la commercializzazione di CBD e canapa, fa riferimento a diverse fonti e documenti giuridici, sia a livello internazionale che nazionale“.
Per citarne alcune, la raccomandazione fatta nel gennaio del 2019 dall’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) agli Stati membri di “sottrarre le preparazioni a base di cannabidiolo (CBD) al controllo internazionale”.
O ancora, la sentenza emessa dalla Corte di Giustizia dell’Unione Europea (CJEU) del 19 novembre 2020, che stabilisce che “gli Stati membri non possano vietare la vendita di CBD legalmente prodotto in un altro Stato membro, sottolineando che il CBD non è uno stupefacente”.
Tuttavia, sebbene le leggi europee e le raccomandazioni dell’OMS, “dal 2020 il Ministero della Salute continua a proporre una regolamentazione che favorisce gli interessi di alcuni a discapito di molti”, si legge dal comunicato.
Per cui, “Chiediamo al Ministero della Salute di ritirare il decreto e invitiamo il governo al dialogo, coinvolgendo le associazioni di categoria nelle scelte normative che verranno adottate per regolamentare il settore sulla base di dati e studi scientifici che vorremmo condividere”.
UNA TUTELA CAUTELARE CHE SOSPENDA GLI EFFETTI DEL DECRETO
Affidandosi allo studio legale Prestige Legal & Advisory di Roma, anche l’Associazione Imprenditori Canapa Italia ha espresso la sua volontà di impugnare il decreto sul CBD sopracitato.
Sebbene la redazione del ricorso sia ancora in fase di elaborazione, l’associazione ha anticipato che “a nostro avviso, il Decreto Ministeriale presenta carenze istruttorie evidenti e sembra essere affetto da profili di contraddittorietà e lacune motivazionali”.
“Per garantire una piena ed efficace difesa degli interessi del settore, il ricorso sarà accompagnato da una richiesta di tutela cautelare. – si legge dal comunicato rilasciato – Qualora questa richiesta venisse concessa nella sua estensione, ciò avrà l’effetto di sospendere immediatamente gli effetti del decreto impugnato e renderà lo stesso non applicabile nei confronti degli operatori del settore, almeno fino alla conclusione del giudizio”.
Noi di Dolce Vita restiamo fiduciosi che il Ministero della Salute ritorni su suoi passi, consapevole che il decreto, nel caso dovesse entrare in vigore, sia taglierebbe le gambe ad un settore in crescita sia colpirebbe i tantissimi consumatori e pazienti che beneficiano di tale prodotto. Come sempre vi terremo aggiornati sull’evolversi della situazione.