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Impatto zero: trasformare i rifiuti in risorse

Impatto zero: trasformare i rifiuti in risorse

Per segnalare un’idea improvvisa e geniale, nei fumetti, di solito, si usa il disegno di una lampadina che compare sulla testa di chi l’ha avuta. Un’illuminazione, appunto. Qualche anno fa, una lampadina bella grande si è accesa nella mente di Daniela Ducato, un’imprenditrice che sta raccogliendo sempre più consensi – premi e riconoscimenti in Italia e all’estero – oltre che ulteriori investimenti. Originaria della Sardegna meridionale, una zona economicamente fragile, figlia di un pioniere dell’agricoltura biologica, Ducato ha innescato una serie di piccole rivoluzioni che hanno coinvolto allevamento, tutela dell’ambiente, produzione industriale. Dimostrando come combinando ingegno e terra si possa inaugurare una nuova frontiera economica e sostenibile.

Addentriamoci in questa visione. Com’è noto, la Sardegna è una delle regioni con la più alta popolazione di ovini; la lana delle pecore è utilizzata per la produzione di tappeti e vari capi d’abbigliamento. Non tutta, però, può essere impiegata in questo settore. La lana di pecora a pelo corto, in particolare, è uno scarto di lavorazione, inutilizzabile: per la legge italiana è un rifiuto speciale, e come tale va smaltito, bruciandola a temperature molto elevate, con gravi conseguenze sull’ambiente. Di fatto, un enorme spreco di risorse, con la beffa di dover inquinare per smaltirla. Fino a quando una di quelle famose lampadine non si è accesa nella testa di Ducato e del suo team. Assumendo che la lana di pecora a pelo corto è un materiale con alte capacità di assorbimento, perché non utilizzarla per ripulire le nostre acque? Ecco dunque che sono nati prodotti “mangia petrolio” in grado di drenare le materie inquinanti che infestano mari e fiumi, soprattutto in prossimità di banchine, porti e porticcioli, con centinaia di imbarcazioni attraccate. Un chilo di rotoli di lana, immerso in acqua, è in grado di assorbire 12,68 chili di olio motore e oltre 4 chili di gasolio. Oltre a questa peculiarità da potente agente assorbitore, i rotoli fungono anche da minidepuratori, in grado di biodegradare senza additivi aggiunti gli idrocarburi petrolchimici sversati a mare durante le attività operative giornaliere di navigazione: dal trasporto al turismo, fino alla pesca.

Impatto zero: trasformare i rifiuti in risorseÈ nata così Geolana, attività “sorella” di altre imprese create dall’inventiva dell’imprenditrice sarda, da Edilana a Edizero. Tutte aziende che hanno mostrato una rotta affascinante e un modello che guarda al futuro con un senso di fiducia e, perché no, di sfida dal carattere visionario. Del resto, se c’è una formula che può sintetizzare in due parole la missione dell’impresa nel mondo contemporaneo, sarebbe “produrre rinnovando”, laddove la parola rinnovare sottintende al tempo stesso innovazione e ri-utilizzo. Esattamente la direzione intrapresa da Daniela Ducato: «La mia idea di innovazione della filiera che tocca anche la geotecnica e l’interior design – ha spiegato di recente l’imprenditrice – sta nel creare zero rifiuti per chi verrà dopo, puntando su prodotti “dalla terra alla terra”, che hanno principi fondamentali impossibili da sovvertire. Le materie prime devono essere tutte tracciabili e non in competizione con il cibo. Per esempio, non ci mettiamo a coltivare ortica per fare dei colori. Però le bucce del pomodoro che avanzano dalla lavorazione dei pelati o le vinacce di vino Cannonau, o gli scarti delle arnie, vengono convertiti in materiali bio-intelligenti che alla fine del ciclo, biodegradandosi, devono tornare a essere terra feconda là dove si trovano. Non occorre trasportare niente, non c’è nulla da riciclare e nessuno dovrà avere problemi in futuro».

E davvero la filiera di prodotti nati sotto quest’ottica sono vari e impensabili. Una di queste merita una menzione speciale su queste pagine, avendo come epicentro la canapa: si tratta di Edilana Hemp Mat, un isolante termico acustico igrometrico ottenuto al 97% per mezzo di fibre di canapa con un ulteriore 3% di fibre tessili da riciclo e recupero. Prodotti che possono essere applicati su tetti, controsoffitti, solai e muri divisori garantendo un eccellente isolante, ottimo per offrire un’elevata efficienza energetica, oltre che correzione sonora e prevenzione di muffe e condense. Le performance garantite da Edilana Hemp Mat sono state riconosciute ad altissimo livello: alcune ricerche hanno indicato questo prodotto ricavato dalla canapa come il più dotato di potere coibentante tra tutti gli isolanti rinnovabili del pianeta. È un prodotto che ha molti punti di forza: tra gli altri, quello di non subire trattamenti termici come ad esempio il termofissaggio, usato negli altri isolanti per unire insieme canapa e poliestere, lavorazioni che consumano energia e snaturano in parte le proprietà delle fibre di canapa, rendendo inoltre non sostenibile il suo smaltimento.

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Daniela Ducato

Ma non è tutto qui. Prendiamo il pane “moddizzosu”, prodotto a Gonnosfanadiga seguendo una procedura antichissima, con la cultura del lievito naturale tramandata per generazioni, e avvolgiamolo in una sfoglia di lana carasau 100% lana di pecora. Grazie a questo speciale packaging termico, creato ancora da Edilana, si possono evitare gli sprechi di cibo, mantenendo il pane fresco e termo-isolato prevenendo muffe e perdita di sapore. Ancora: dalle eccedenze delle uve di Barbera, di Chianti e di Cannonau si ricavano le pitture naturali degli intonaci, dal latte i collanti per le pareti, dagli scarti dell’olio d’oliva, la sansa, un diserbante. Filiere da cui sono nate 72 aziende, di cui ben 40 strutturate in Sardegna, che occupano 600 persone in piccole società di ingegneria, di esperti agronomi, di giovani progettisti. L’epicentro di tutto questo è Guspini, nel sud ovest dell’isola, il paese d’origine: dal 2008 Ducato coordina progetti, produzioni, idee, in sinergia con l’università di Cagliari, estendendo dunque i benefici del suo modo di fare impresa anche al settore della ricerca. Proprio l’importanza del lavoro di squadra è stato sottolineato più volte dall’imprenditrice sarda: «Ci vogliono team e intelligenza, il mio è un contributo minimo, da sola non saprei fare niente, e questo mi porta a cercare e fare molte sinergie. Sono stata fortunata, collaboriamo con persone che hanno competenze tecniche. Il mio lavoro è guardare quello che esiste e affidarmi a team di ricerca e di bravissimi ingegneri che possano capire come fare evolvere materiali esistenti o crearne di nuovissimi. La multidisciplinarietà è alla base dell’innovazione».

I riconoscimenti per queste attività innovative si sono moltiplicati, dall’Italia all’estero. L’otto marzo 2015 Daniela Ducato è salita al Quirinale, dove era attesa dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella per ricevere l’onorificenza di Cavaliere: «per aver offerto testimonianza, con la sua attività di trasformazione degli scarti in innovativi materiali edilizi, di come l’impegno imprenditoriale possa essere d’ausilio alla causa della tutela ambientale». La rivista americana Fortune, di recente, le ha assegnato il Miiw, Most influent innovative woman 2018, sancendo una volta di più l’eccezionalità dei suoi biomateriali ricavati dagli “scarti preziosi”.

Una delle ultime frontiere in ordine di tempo è quella tracciata dal sughero. In Sardegna sono concentrate il 90% delle querce di sughero presenti Italia; tracce del suo utilizzo come isolante sono millenarie, e un nuovo progetto targato Edilana, già certificato, riesce a ottimizzare gli standard comprimendo al minimo gli agenti inquinanti. Daniela Ducato, tuttavia, ha spiegato di voler intraprendere percorsi differenti, nell’ottica di quel rinnovamento che nel suo caso è al tempo stesso un modo di fare impresa e un faro da seguire a livello personale: «Nel 2019 prenderò nuove strade. Mi occuperò di alta formazione nella progettazione con le Università di Cagliari e Sassari. E mi dedicherò a produzioni differenti nel settore del cibo. Ammetto che da un lato sono preoccupata, ma dall’altro so che è giusto cambiare. È sempre utile mutare prospettiva, modo di vedere le cose».

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