L’impatto della pandemia sull’ambiente è più devastante di quanto pensassimo
Secondo una nuova ricerca della University of Portsmouth, nel Regno Unito, la quantità di mascherine usate immesse nell’ambiente nei primi 14 mesi di pandemia è aumentato di circa il 9000% in 11 Paesi diversi, un valore che potrebbe presto tradursi in danni ecologici irreparabili. A causa dei materiali con cui sono prodotte, le mascherine sono, infatti, particolarmente difficili da smaltire e quelle già immesse nell’ambiente rischiano di restarvi per un periodo nettamente superiore alla conclusione della emergenza sanitaria.
Lo studio, pubblicato su Nature Sustainability, raccoglie i dati sui rifiuti raccolti dai cittadini dei Paesi presi sotto esame e registrati tramite l’app Litterati. I valori sono particolarmente allarmanti: a due anni dall’inizio della pandemia, le mascherine costituiscono oggi circa lo 0,8% dei rifiuti totali – un valore 80 volte superiore al periodo pre-Covid –, mentre guanti e salviette sono passate dallo 0,2% allo 0,4%, un aumento pari al 100%. La preoccupazione della comunità scientifica riguarda però principalmente le prime. Le mascherine chirurgiche e le ffp2 sono infatti un prodotto derivante dalla lavorazione della plastica e la degradazione di quelle immesse nell’ambiente naturale può richiedere oltre 400 anni.
Studiosi e ambientalisti sostengono che la gestione dei rifiuti dovrebbe essere incorporata nella progettazione di future politiche pandemiche per evitare eredità ambientali negative di DPI mal gestiti.