Il WWF è accusato nuovamente di gravi violazioni dei diritti umani
In una recente audizione, la Commissione per le risorse naturali del congresso statunitense ha mosso gravi accuse nei confronti del WWF, accuse la cui portata potrebbe cambiare per sempre l’immagine della più famosa tra le ONG attive nell’ambito della conservazione. Rappresentanti Repubblicani e Democratici e persino esperti indipendenti hanno, infatti, hanno accusato l’organizzazione di non aver assunto responsabilità per le innumerevoli violazioni dei diritti umani perpetuate in nome della “conservazione fortezza”, un modello storicamente promosso dall’organizzazione, che si è però spesso tradotto in sfratto e violenze a danno delle popolazioni indigene.
Le prime denunce erano già state mosse da Buzzfeed News nell’inchiesta “WWF’s secret war”, pubblicata nel 2019. Secondo quanto sostenuto dai reporter della testata statunitense, i ranger, attivi nei parchi nazionali e aree protette in diversi Paesi e finanziati dall’organizzazione, sono stati accusati in svariate occasioni di aver ucciso, torturato e abusato sessualmente di centinaia di persone. Si tratta di accuse di cui il WWF sarebbe stato a conoscenza fin dall’inizio. Nel 2006, in seguito all’uccisione da parte di alcuni ranger nepalesi di un uomo sospettato di aver sotterrato nel proprio giardino un corno di rinoceronte illegalmente detenuto (in realtà mai trovato), la ONG agì rapidamente, non per denunciare l’accaduto, ma per insabbiare le accuse, successivamente fatte cadere dal governo di Katmandu. Secondo le testimonianze raccolte dai giornalisti non si tratta di un fenomeno isolato, ma di un modello che l’organizzazione avrebbe sostenuto per anni, con casi di violenza documentati anche nei confronti di minori. Secondo quanto raccontato ai reporter di Buzzfeed, nel 2017, alcuni ranger forestali del Camerun avrebbero infatti picchiato un bambino di 11 anni davanti ai genitori. Le segnalazione fatte alla ONG da parte dei familiari non hanno mai ricevuto una risposta ufficiale.
“Mi ritengo molto deluso dall’incapacità del WWF di separarsi dal proprio passato” ha affermato il professor John Knox, a capo di un’indagine sulla violazione dei diritti umani nelle operazioni del WWF commissionata dalla stessa organizzazione, “La leadership del WWF continua a negare il proprio ruolo nella conservazione fortezza e la violazione dei diritti umani”. Secondo Knox, la ONG avrebbe inoltre tentato di ingannare la Commissione del Congresso USA estrapolando citazioni del rapporto decontestualizzate, presentando “una falsa impressione delle conclusioni del team investigativo”.
Le accuse mosse al WWF riportano a galla una questione spesso trattata con sufficienza: l’influenza del colonialismo nel campo della conservazione. Il piano portato avanti dai panda nelle riserve di diversi stati nel mondo non è infatti nulla di nuovo. Il modello che vede l’intervento dell’Occidente in nome della preservazione dell’ambiente naturale tradursi in sfratti e abusi ai danni delle popolazioni indigene rappresenta infatti una strada apparentemente di default per molte organizzazioni conservazioniste, più volte coinvolte in vicende giudiziarie simili in passato. Proprio le accuse mosse al WWF potrebbero, secondo alcuni, però rappresentare il giusto spunto per un’evoluzione del conservazionismo, promuovendo un approccio che ponga la sostenibilità ambientale come proprio principale obiettivo, sviluppando però piani d’azione che non mettano a rischio i diritti delle comunità locali, spesso in prima linea nella conservazione del territorio.