Cronache da dietro il cancello

Il vero scandalo delle scarcerazioni ai tempi del Covid-19

Il vero scandalo delle scarcerazioni ai tempi del Covid-19

Quello delle scarcerazioni di questi tempi è un tema complesso, complicato, facilmente strumentalizzabile. Nessuno che abbia buon senso si schiererebbe a favore di delinquenti che si sono macchiati di crimini inenarrabili. Tuttavia, uno Stato, forte, democratico e strutturato, non cerca vendetta, ma giustizia, ed essere condannati al carcere, anche a vita, non equivale ad essere condannati a morte. È la nostra Costituzione a dirlo, a sancire il principio della rieducazione e del recupero di qualsiasi criminale, anche del peggiore.

Se è vero che la civiltà di una nazione si misura dalla condizione delle sue prigioni, non possiamo permetterci di far morire le persone in carcere a causa delle adempienze di un sistema penitenziario in debito di ossigeno.

Diventa difficile difendere un indifendibile Ministro come l’attuale Guardasigilli. Ne è intenzione di chi scrive farlo. Tuttavia, diventa un dovere, soprattutto in momenti di confusione come l’attuale, difendere i principi costituzionali. Il clamore suscitato dalle scarcerazioni dei sopracitati criminali rischia di distogliere l’attenzione sul vero problema, che è quello delle condizioni delle carceri, di cui abbiamo parlato infinte volte. La domanda è: preferiamo un innocente in carcere a un colpevole libero? Né l’una né l’altra. In democrazia vanno garantiti i diritti, anche ai peggiori.

I dati del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria aggiornati al 30 aprile parlano di 53.904 detenuti, contro i 61.230 del 29 febbraio scorso. Un dato, mai così vicino alla capienza regolamentare comunicata dallo stesso Dipartimento e cioè 50.438, frutto per parti più o meno uguali, di provvedimenti di detenzione domiciliare per contenere l’emergenza Covid-19 e mancati nuovi ingressi. Dopo il picco di oltre 67mila detenuti registrato nel 2010 sono dovuti passare ben cinque anni affinché i dati potessero scendere in modo significativo.

Detto ciò, il Ministro Bonafede non deve dimettersi per le scarcerazioni dei boss mafiosi, ma per le incompetenze che l’hanno portato a essere attaccato. Finché ci fermeremo al giudizio del peccatore, senza cercare di capire le ragioni del peccato non avremo possibilità do sopravvivenza. E questo vale per il primo dei ministri e per l’ultimo dei criminali.



grafica pubblicitaria sponsor canapashop

SOSTIENI LA NOSTRA INDIPENDENZA GIORNALISTICA
Onestà intellettuale e indipendenza sono da sempre i punti chiave che caratterizzano il nostro modo di fare informazione (o spesso, contro-informazione). In un'epoca in cui i mass media sono spesso zerbini e megafoni di multinazionali e partiti politici, noi andiamo controcorrente, raccontando in maniera diretta, senza filtri né censure, il mondo che viviamo. Abbiamo sempre evitato titoli clickbait e sensazionalistici, così come la strumentalizzazione delle notizie. Viceversa, in questi anni abbiamo smontato decine di bufale e fake-news contro la cannabis, diffuse da tutti i principali quotidiani e siti web nazionali. Promuoviamo stili di vita sani ed eco-sostenibili, così come la salvaguardia dell'ambiente e di tutte le creature che lo popolano (e non solo a parole: la nostra rivista è stampata su una speciale carta ecologica grazie alla quale risparmiamo preziose risorse naturali). ORA ABBIAMO BISOGNO DI TE, per continuare a svolgere il nostro lavoro con serietà ed autonomia: ogni notizia che pubblichiamo è verificata con attenzione, ogni articolo di approfondimento, è scritto con cura e passione. Questo vogliamo continuare a fare, per offrirti sempre contenuti validi e punti di vista alternativi al pensiero unico che il sistema cerca di imporre. Ogni contributo, anche il più piccolo, per noi è prezioso. Grazie e buona lettura. CONTRIBUISCI.
plagron banner

Articoli correlati

Pulsante per tornare all'inizio