Il TTIP non si farà, ma le élite non si arrendono: Il nuovo pericolo si chiama Ceta
Con ogni probabilità il Ttip, ovvero il trattato di libero scambio tra Europa e Usa non si farà. Ve ne avevamo parlato già qualche settimana fa ed oggi, dopo che anche il ministro dell’economia della Germania Sigmar Gabriel, lo ha sconfessato bollandolo come un cattivo accordo, viene veramente difficile pensare a una sua possibile approvazione.
Il ministro tedesco, in una intervista, ha dichiarato che il Ttip «è di fatto fallito perché noi europei non possiamo accettare supinamente le richieste americane». Una dichiarazione tanto dura quanto poco credibile se proveniente dalla bocca di un membro di spicco di uno dei governi che maggiormente si erano spesi per la sua approvazione. Più facile pensare che il governo tedesco, come quello francese – già dichiaratosi contrario – stiano pensando alle prossime elezioni politiche, facendo così i conti con le rispettive opinioni pubbliche, fortemente contrarie all’accordo.
In tutta Europa negli ultimi anni si erano infatti moltiplicate le proteste contro il trattato Usa-Ue e contro i suoi contenuti giudicati più pericolosi, come l’apertura totale di ogni stato membro al mercato delle merci, dei servizi, degli investimenti e degli appalti pubblici con l’eliminazione di ogni dazio doganale; l’abolizione degli ostacoli non tariffari tra Ue e Usa (legati a quantità, standard di qualità, regolamenti e così via); la prevista profonda armonizzazione normativa, volta ad omologare le diverse norme su sicurezza, alimentazione, ambiente e molto altro.
Nonostante la buona notizia il coordinamento Stop Ttip ha diffuso un comunicato nel quale invita a non distrarsi con facili festeggiamenti. Se è vero infatti che il Ttip probabilmente non vedrà la luce ciò non significa che i diritti alimentari, lavorativi e di salute dei cittadini europei possano essere considerati al riparo dai sui “fratelli minori”.
È il caso del Ceta, ossia una sorta di equivalente del Ttip che però coinvolge non gli Usa ma il Canada. Il trattato di libero scambio tra Europa e Canada è infatti in attesa di approvazione definitiva da parte del parlamento europeo già da un paio d’anni, e proprio su una sua rapida approvazione starebbero puntando le stesse élite economico-finanziarie fautrici del Ttip.
Il Ceta contiene alcuni dei punti più controversi del Ttip, come l’introduzione dell’Investment Court System (Ics): la corte bilaterale a protezione degli investimenti che dà alle grandi imprese la facoltà di fare causa ai governi che legiferassero contro i loro interessi, funzionando come un vero tribunale corporativo.
Molte multinazionali americane, tra le quali Walmart, Chevron, Coca Cola e Monsanto, hanno, inoltre, delle società controllate canadesi, e quindi il Ceta potrebbe permettere loro di operare nei mercati dell’Ue in condizioni più favorevoli rispetto anche alle nostre imprese pure in assenza del Ttip.
Il Ceta blocca i mercati canadese ed europeo agli attuali livelli di liberalizzazione dei servizi privati e pubblici, rendendo difficile impedire alle aziende canadesi e Usa di entrare nei servizi pubblici dell’Ue e rendendo di fatto impossibile la ripubblicizzazione dei settori già privatizzati.
Inoltre, per la prima volta si ridurrebbe oltreoceano la protezione dei prodotti agroalimentari europei Doc e Dop a una lista di poco più di 100 prodotti rispetto alle circa duemila tipicità tutelate dall’Ue, permettendo inoltre a chi ha copiati fino ad oggi in Canada il centinaio di prodotti che da oggi verrebbero riconosciuti, di continuare a farlo. Queste le criticità principali denunciate dagli attivisti della campagnia Stop Ttip.
I capi di Stato dei 27 governi europei si riuniranno in Consiglio il 16 settembre per discutere il futuro dell’Europa dopo Brexit, e per questo il 17 ci saranno mobilitazioni in tutta la Germania e in Austria contro Ttip e Ceta mentre il 20 sarà la volta di Bruxelles. L’obiettivo è mettere sotto pressione i ministri al commercio europei che il 22 e 23 settembre a Bratislava, in un Consiglio informale, decideranno se spingere per l’approvazione del Ceta.
Il primo appuntamento organizzato dalla rete Stop Ttip in Italia sarà il 5 settembre a Gonzaga, in provincia di Mantova, dove alla più antica fiera agricola d’Italia, la Fiera Millenaria, arriverà il maxi Cavallo di Troia simbolo delle più recenti battaglie anti-Ttip in tutta Europa e partirà un lungo autunno di iniziative nazionali per mettere la parola fine a Ttip e Ceta.