Il tribunale del riesame di Bolzano: chi vende semi non istiga al consumo
Arrestati con l’accusa di istigazione all’uso illecito di sostanze stupefacenti per la vendita on line di semi di Cannabis attraverso la ditta di cui sono titolari, un consigliere comunale di Vicchio (Firenze), Marco Gasparrini e il suo socio Luigi Bargelli, sono stati rimessi in libertà dopo due settimane di carcere preventivo, dal tribunale del riesame di Bolzano lo scorso 14 maggio. Assistiti dall’avvocato Carlo Alberto Zaina, consulente legale Aduc, i due imprenditori furono arrestati sulla base di un ipotetico reato d’opinione: vendere semi di canapa è legale, vendere libri sulla canapa è legale, ma secondo le tesi della procura vendere i due prodotti insieme costituisce istigazione al consumo. Un’accusa che l’avv. Zaina ha smontato nella richiesta di riesame del provvedimento di custodia cautelare e che il Tribunale di Bolzano ha accolto a pieno. Infatti, l’ordinanza di scarcerazione è un raro esempio di chiarezza e logica.
Si critica l’attuale legislazione, poco chiara e contraddittoria, oltre che non basata sull’evidenza scientifica: “In Italia non si è mai voluto approfondire e risolvere il problema che vi sono molti tipi di Cannabis. È necessario distinguere la Cannabis Sativa per corde e tovaglie da quella Indica che dà anche THC, e le nuove varianti genetiche della C. Indica con più THC nelle foglie di quanto un tempo si riteneva nella resina (hashish): questi semi andrebbero comunque proibiti.”
Mancanza di chiarezza che ha conseguenze devastanti per chi, come Gasparrini e Bargelli, rispetta la legge e nonostante ciò finisce in carcere: “Questa confusione scientifica ha portato anche a confusione mentale per cui si può essere condannati, in base a interpretazioni delle Cassazione, anche per aver coltivato per uso personale una pianta di canapa buona solo per far corde”.
Si ribadisce che la vendita di semi è sempre legale, come peraltro sancito dalla Convenzione internazionale di New York: “È comunque indiscutibile che i semi non sono ricompresi nelle tabelle degli stupefacenti e che pertanto il loro commercio e detenzione non sono soggetti ad alcuna limitazione e nulla cambierebbe se i semi contenessero anche THC.
Infine, si attaccano i barocchismi interpretativi con cui si punisce una condotta legale sulla base di un ipotetico reato d’opinione: “La legge va interpretata secondo il suo tenore letterale: per stabilire che cosa si intende per “istigazione” non bisogna andare a cercare nelle massime della Cassazione, ma solo in un vocabolario della lingua italiana”.
Pym – fonte: droghe.aduc.it