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Il Sudamerica dice basta alla carneficina degli ambientalisti

Solo nello scorso anno, 207 ambientalisti in tutto il mondo hanno perso la vita per sostenere battaglie per la salvaguardia della natura. Un numero che spiega da sé la necessità di una legge che tuteli quella parte di società civile che s’impegna nelle questioni ambientali soprattutto in paesi, come quelli dell’America Latina, dove si registrano la maggior parte dei casi.

Da qui nasce l’accordo di Escazù, dal nome dell’omonimo distretto della Costa Rica, che entrerà in vigore entro il 27 settembre 2020, il tempo di raccogliere l’ok degli stati partecipanti a impegnarsi affinché le leggi nazionali siano in linea con quanto prescritto e cioè garantire l’accesso all’informazione, la partecipazione pubblica e la giustizia nelle questioni ambientali.

Il Sudamerica dice basta alla carneficina degli ambientalisti
I responsabili delle morti degli ambientalisti che restano nel 92% dei casi impunite

Tecnicamente il documento si chiama Lac P10 e mette nero su bianco il fatto che le persone e le organizzazioni che difendono l’ambiente e i diritti umani siano liberi di manifestare il loro pensiero e operare in tal senso, avviando delle misure per prevenire gli attacchi e le intimidazioni nei loro confronti, per poi indagare quando accadono e punire i colpevoli.

Questo documento intende anche spianare la strada per le persone comuni che vorranno cercare informazioni sulle questioni ambientali che le riguardano direttamente: nuovi giacimenti minerari, misure di contrasto all’inquinamento, sfruttamento del suolo e così via. La popolazione dovrà avere voce in capitolo nei processi decisionali e, se necessario, far valere i propri diritti anche quando dall’altra parte ci sono grandi interessi economici. I governi, da parte loro, avranno la responsabilità di garantire sostegno (anche legale) alla società civile.



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