Il sovraffollamento delle carceri italiane
Quando mi è stato comunicato il tema di questo numero mi è venuta in mente una frase di San Paolo: “Ricordatevi dei carcerati, come se foste loro compagni di carcere, e di quelli che soffrono, essendo anche voi in un corpo mortale”. La rapida crescita della popolazione penitenziaria interessa ormai da più di un decennio la maggior parte delle democrazie mondiali. Tra queste, l’Italia ha registrato un notevole aumento della popolazione detenuta soprattutto a causa delle recenti ondate migratorie, infatti, il nostro Paese è diventato una delle mete preferite dagli immigrati o per la loro definitiva stabilizzazione sul nostro territorio o semplicemente come sosta intermedia per raggiungere altre destinazioni in Europa. Dopo Bulgaria e Cipro, l’Italia si colloca in terza posizione per il tasso di sovraffollamento e questo dato preoccupa notevolmente in quanto questo problema sociale è uno dei più gravi del nostro Paese; e, mentre in tutta Europa ci si interroga sulle criticità del sistema penitenziario e si adottano misure per risolvere il problema del sovraffolamento, l’Italia si distingue per la scarsità di idee e di progetti e per la mancanza di una unità politica capace di trovare una reale soluzione.Tuttavia bisogna riconoscere che, soprattutto negli ultimi anni, autorevoli e qualificati esponenti del mondo sociale, politico e legislativo si sono prodigati nel proporre e sostenere soluzioni reali, efficaci e umane per questo drammatico problema. Purtroppo la risposta a queste proposte da parte del governo e della pubblica amministrazione è sempre stata carente e il problema viene continuamente accantonato.
La criticità è dimostrata anche dal fatto che la Corte europea dei Diritti dell’uomo, in seguito al ricorso di un detenuto, ha analizzato la situazione penitenziaria italiana e ha condannato il Belpaese per “tortura”, in quanto ha ritenuto il sovraffollamento delle carceri come una pratica inumana e degradante. Infatti il contesto che si è generato ha contribuito al peggioramento delle condizioni igienico – sanitarie, nonché all’aumento di casi di autolesionismo. La Corte ha stabilito che “il sovraffollamento delle carceri, di fatto, si traduce in un ostacolo all’attuazione del percorso rieducativo dei detenuti e, più in generale, alla realizzazione dei loro diritti fondamentali e, segnatamente, del diritto alla salute”.
Purtroppo, il carcere, considerato e gestito solamente come luogo ove si paga il tributo alla società per i crimini commessi, fa in modo che l’individuo perda, oltre alla libertà, anche il diritto ad essere comunque considerato e trattato come essere umano.
Quello del sovraffollamento delle carceri è un problema serio, di non facile soluzione. Al momento sono state proposte soluzioni alternative alla carcerazione riguardanti precise tipologie di detenuti (donne, bambini, malati oncologici, etc) ma una riflessione va fatta per il trentamila detenuti in attesa di giudizio, molti dei quali non subiranno carcerazione o verranno scarcerati per scadenza dei termini di carcerazione preventiva. Del resto il problema del sovraffollamento delle carceri in Italia è direttamente collegato alla lentezza della giustizia in Italia e spesso si rilasciano velocemente responsabili di crimini gravi, mentre si lasciano languire nelle carceri i colpevoli di reati molto più lievi, che potrebbero usufruire di soluzioni alternative.
Il grado di civilizzazione di una società si misura dalle sue prigioni (F. M. Dostoevskij). E noi siamo davvero una società civilizzata?
Silvia Crema