Il segreto dell’armonia
Per comprendere al meglio le righe che seguono, spostiamoci con l’immaginazione dal luogo in cui ci troviamo: possiamo fare un balzo, il più grande che riusciamo a fare, e poi ci lasciamo portare ancora più su, fino ad arrivare oltre la terra, potendola vedere sotto di noi.
Da questo punto possiamo osservare come tutto funziona in realtà in modo perfetto, autonomo e armonico: le nuvole che scorrono lente avvolgendo la terra, l’acqua dei fiumi in piena e quella dei fiumi in secca, gli animali che volando, camminando o strisciando arrivano ad abbeverarsi a quei fiumi. Osserviamo come queste mandrie, famiglie sono naturalmente organizzati ai fini della sopravvivenza, che è evoluzione.
Osserviamo il tornado che spazza e distrugge e osserviamo assieme la luce del sole che rigenera profondamente il terreno e i suoi abitanti. Osserviamo l’incessante lavoro del castoro che prepara la sua diga, osserviamo il fiore che si fa frutto. Osserviamo l’inverno che da una parte arriva e dall’altra lascia il passo alla primavera. Osserviamo il dinamismo impeccabile delle api, il lavoro preciso delle formiche e il battito d’ali dell’aquila nel cielo.
Possiamo percepire la naturale perfezione di tutto questo?
Da quel punto distante, immerso nell’infinito universo, osserviamo in questo insieme l’essere umano e il suo personale sistema di autogestione: il corpo fisico. Ne vediamo la perfetta complessità: il battito cardiaco, l’incessante lavoro di vene e arterie che irrorano con il sangue ogni più piccola parte di noi, il fegato che elabora tossine e rabbia, i reni che eliminano scorie e paure, lo stomaco che accoglie e digerisce cibo ed esperienze personali. E così via… Tutto questo accade sempre, costantemente senza lasciarci mai, senza che mai nessuno lo diriga.
Non trovate anche voi che tutto questo sia a dir poco magico?
Forse no. No, perché il cuore si ferma, il fegato si ammala, i reni cedono. È vero, questo accade. Ma perché accade se il sistema è di per sé, naturalmente, perfetto?
In questa società abbiamo oramai accettato la malattia, il decadimento del corpo fisico, come normalità, come destino ineluttabile di sofferenza che porta solamente alla morte, lenta e inesorabile. Per tutti. Tuttavia, la scienza dello yoga ci svela da millenni una piccola ma fondamentale verità: mente, corpo e spirito comunicano!
Questo vale a dire che se il corpo è malato, a monte un pensiero o un’emozione, o forse più di una e forse entrambi sono malati.
Quindi, ora che osserviamo la terra e noi stessi dall’alto, può sorgere in noi il pensiero che, forse, non è tutto qui? Che forse accettare pastiglie e altri rimedi come unico sentiero d’oro colato, fonte della salvezza totalitaria, non sia la sola e unica via possibile?
Sempre lo Yoga ci insegna che il prana, il soffio, l’energia vitale che tiene in piedi, in vita, tutto il nostro perfetto sistema corporeo, è veicolato dal respiro. Questo significa che il controllo del prana attraverso le tecniche (pranayama) dà all’essere umano la possibilità di rimettere nell’ordine armonico naturale le parti di sé che, per vari motivi, non stanno funzionando correttamente.
È chiaro che non si parla di miracoli immediati, bensì di un nuovo modo di vedere la vita che, poco alla volta, la porta a migliorarsi. È un cambiamento lento e profondo: da puramente materialista a possibilista. È un cambiamento che vede nella ricerca personale la via verso il bene, il BenEssere, quindi la salute naturale e ancestrale di spirito, mente e corpo.
È un cambiamento che richiede costanza, determinazione, volontà e concentrazione.