Il ruolo della canapa nella rinascita delle zone terremotate
Quella che chiamiamo “rigenerazione ecosociale” per le Brigate di Solidarietà Attiva è sempre prima fare e poi parlare. Per questo abbiamo sostenuto e sosteniamo il percorso di costituzione, nascita e crescita della Cooperativa di Comunità del Ceresa. Il monte Ceresa è tanta parte della zona terremotata nel centro Italia, parliamo dei comuni di Roccafluvione, Montegallo, Acquasanta Terme e Arquata del Tronto con decine e decine di frazioni e piccoli borghi.
Dalla solidarietà alle popolazioni terremotate del centro Italia, alla ricostruzione sociale delle comunità il passo è stato breve. La salvaguardia e una diversa fruizione della montagna nel rispetto del territorio stesso sono stati i primi passi attraverso i quali abbiamo provato a immaginare una contro-narrazione rispetto allo sviluppo turistico basato su aree food e centri commerciali. La Coop di Comunità è uno strumento diverso che permette di mettere in rete soggetti singoli e collettivi, privati e pubblici: istituzioni comunali, comunanze, associazioni del territorio, agricoltori, ecc.
Il percorso di costituzione della cooperativa è durato più di 6 mesi. Aggregare, riallacciare i legami tra soggetti e riconnetterli con le tradizioni progettando una rinascita non solo culturale ma anche economica sul versante agricolo è stata la prima tappa. Pur ritenendo questa parte di attività preponderante, la Coop. del Ceresa non è una cooperativa esclusivamente agricola ma ha anche l’ambizione di promuovere pratiche mutualistiche dal basso nei comuni feriti dal sisma.
Nell’estate 2019 è nato il Summer camp come ricongiungimento di bimbi delle aree SAE con bimbi in CAS. Conoscenza del territorio, natura e tradizioni per bimbi che rischiano lo sradicamento per via delle diverse collocazioni spaziali e geografiche a seguito del sisma e che dureranno per anni. La Cooperativa ha un preciso piano economico su 3 assi di attività: recupero castagneti e marroni autoctoni; coltivazione di piccoli frutti, frutti rossi e frutti di bosco e recupero e riattualizzazione della antica tradizione di coltivazione della canapa.
È, infatti, nella memoria di tutti gli abitanti la zona del Ceresa, nella provincia di Ascoli Piceno e nelle provincie limitrofe come in regioni confinanti quali l’Abruzzo, come nella cultura delle famiglie contadine la produzione di canapa ad uso tessile.
In soffitta vi sono i bauli con i corredi tessuti a mano delle nonne, fatti di canapa o meglio di canapa mista ad altri tessuti, prevalentemente lino. Si coltivava nei terreni in prossimità di torrenti e a Roccafluvione la coltivazione della canapa era preponderante. Il Fluvione con i suoi affluenti, rivoli e torrenti consentiva agevolmente questa coltura. In un volume storico che fotografa le produzioni agricole di metà ‘800 si riportano le produzioni al quintale delle varie frazioni del Ceresa. La canapa era sempre o al primo o al secondo posto tra le maggiori produzioni. Il Comune di Roccafluvione ha organizzato una prima iniziativa di sensibilizzazione presso il palazzetto dello sport pochi mesi fa. L’obiettivo che ci si propone è di riattualizzare questa tradizione non più solo ad uso tessile (la cui filiera si è persa oramai da tempo) ma a uso alimentare e in stretta connessione con gli altri due assi di intervento già avviati. È infatti già partita la piantumazione di lamponi (circa 500 piantine) in gran parte nella frazione di Agelli, un borgo completamente spopolato dopo gli eventi sismici che si sta provando a far rinascere. In piccola parte nel paese di Roccafluvione nella creazione di un boschetto didattico. Allo stesso modo la vertenza aperta e la spinta dal basso ha ottenuto un primo riconoscimento nel PSR per la rigenerazione dei castagneti.
Tutto questo si contrappone frontalmente ai progetti calati dall’alto come ad esempio il progetto Ferrero di noccioleti ad alta produttività a discapito di coltivazioni autoctone e del rispetto di ambiente e suoli.
a cura di Brigate di solidarietà attiva – Terremoto centro Italia