Il ritratto di Dorian Drake
Malinconico e pensieroso nella luce bianca di Toronto. Nel booklet del disco (che qualcuno ha genialmente paragonato al loading screen di un ipotetico capitolo 6 della saga GTA) Drake sostanzialmente mette in mostra una boriosa attitude di sfida, con lo sguardo di chi sa di trovarsi in una posizione privilegiata. Effettivamente è davvero difficile negare come nel giro di 6 anni Drake si sia trasformato da piacevole soft-alternative del sound d’oltreoceano a forza culturale completa e trascinante in grado di generare amore e odio in uguale misura al pari di Kanye West (qui forse più odio) o Beyoncé (qui sicuramente più cuoricini). L’ennesima prova è il divertente marasma social-mediatico che ha accompagnato l’uscita di Views, in cui tutti ci siamo divertiti a photoshoppare (o a far cadere – grazie DropDrake) Drake nei contesti più sconnessi modificando l’artwork del disco che lo ritrae seduto sulla CN Tower di Toronto (ndr. il titolo del disco era “Views from the 6“, dove “6” indicherebbe per motivi ancora ignoti proprio Toronto). Chi si è perso la cosa può sbizzarrirsi qui o rivedersi er mejo der mejo qui.
Views percorre da subito una strada completamente diversa rispetto alle sonorità più decise di “If You’re Reading This It’s Too Late” e “What a Time to Be Alive” con Future, candidandosi come sequel naturale di “Nothing Was the Same” grazie a quella simile atmosfera un po’ intontita, emotivamente sfocata e tutto sommato triste. Accostare l’aggettivo felice a Drake crea un ossimoro, no? Considerato il peso dell’artista speravo però in un approccio più facile al disco, ma vuoi perché non sbavo eccessivamente per Drizzy o perché si tratta di 20 tracks (per 1h e 22 min totali) ci ho messo più di una settimana a farmi un’idea completa del quarto studio album del rapper (?) canadese.
“I mean, I’m really trying. It’s not like I’m just sitting here, just fuckin’ shooting with my eyes closed. Like, I’m trying. I’m really trying to make music for your life”
Il Disco – reVIEWS
Frutto di un’intensa collaborazione con Noah 40 Shebib, amico storico e producer con il quale negli anni Drake ha di fatto forgiato il proprio sound e il proprio stile, Views vuole essere il tentativo di creare qualcosa in grado di andare oltre (leggi musica della vita ricordando l’egomania di un Kanye qualsiasi), che cozza però sonoramente contro imperfezioni evidenti che fanno a pugni con le aspettative. Views è anzitutto un disco di devozione assoluta e personale nei confronti di Toronto e della sua diversità culturale (fortissima la componente jamaicana e filippina della città cui Drake si rivolge includendo nei suoi testi slang o pronuncia caraibici – “ting” sostituisce spesso e volentieri “thing”, ad esempio). Weston Road Flows, per cominciare, oltre a contenere un sample brillante di “Mary’s Joint”, racconta del quartiere difficile in cui Drake è cresciuto prima di trasferirsi a Forest Hill con la madre.
Gli 82 minuti complessivi rendono il disco eccessivamente pesante restituendo l’impressione che alcuni brani funzionino solo come riempimento (vedi Redemption, Faithful e soprattutto With You che si ripete su se stessa per 3 minuti). Hype, Feel No Ways (che bel throwback negli 80s tra l’altro!) e la title track sono gli aspetti senza dubbio migliori e anche se il vibe dancehall di Controlla e One Dance ha poche affinità con il mood complessivo del disco, troverà sicuramente maggiore spazio nelle nostre playlist estive. Rihanna in Too Good è davvero lovely mentre Grammys con Future ha chiaramente sbagliato disco perdendo il treno di What a Time to be Alive. Il problema principale di Views è però ben altro ed è legato alle lyrics, nelle quali Drake ricorda spesso il più classico degli studenti con grande potenziale che non si impegna perché fottesega. Un sentore di superficialità che sembra ripercuotersi in molte strofe. Tre esempi pratici a voi:
- Got many chains, they call me Chaining Tatum (Pop Style) Forse però questa mi piace.
- Always saw you for what you could’ve been/ Ever since you met me
Like when Chrysler made that one car that looked just like the Bentley (Keep the Family Close)
Il pezzo introduttivo del disco che ha dei vocals da paura e un’atmosfera orchestral fantastica viene di fatto rovinato da una similitudine pescata alla cieca nel cimitero abbandonato delle rime scarse. - Your best day is my worst day, I get green like Earth Day (Weston Road Flows)
Sei ripassato dal cimitero di prima eh?
C’è qualcosa di molto goffo in tutto questo e la convinzione con cui Drake propone certe rime non è sicuramente all’altezza dello standard più elaborato cui ci aveva abituato.
I Can’t trust No-fuckin’-body
Sebbene siano poche le vibrazioni forti (vedi le influenze caraibiche) che si espongono al di fuori della nicchia di sound monocromatico e un po’ capriccioso che la fa da padrone, nella sua dreamy atmosphere Views è un disco che suona alla grande. Il passaggio da “Dio che noia svegliati” al canticchiarlo sotto la doccia è davvero molto rapido perché il lavoro svolto in primis da 40 (10 track su 20 vedono la sua mano) ma anche da Kanye West, Boi-1da, Southside, Murda Beatz, Nineteen85 e Jordan Ullman rende il soundscape davvero orecchiabile e immersivo.
I numeri ovviamente parlano fortissimo: Views è stato ascoltato in streaming tramite Apple Music 250 milioni di volte dalla sua release, ha raggiunto la testa della classifica ITunes in 95! paesi diversi e ha debuttato alla posizione numero 1 della Billboard 200 Chart (questi i dati al 5 Maggio, con la release fisica del disco ancora non avvenuta). Niente di strano, considerato che siamo in compagnia di un fenomeno mondiale. Quello che emerge da Views (oltre agli evidenti problemi relazionali del buon Drizzy) è però una condivisa sensazione di insicurezza ed egocentrica chiusura. Il Drake di Views è di fatto una popstar che ha paura di spiegare le ali e uscire completamente dal suo bozzolo, che sente la necessità di condire i propri pezzi con un rap troppo spesso piagnucoloso e forzato.
In definitiva…
Drake ricorda il Dorian Gray vicino alla chiusura del sipario, solitario e arroccato nell’ossessione di dover proteggere a tutti i costi la propria bellezza artistica offuscato dalla paura che possa svanire inevitabilmente. La conseguenza diretta è che Views diventa quasi informale, un semplice scudo che si colloca in un limbo di dissoluto individualismo. Drake ha di fatto cambiato i giochi nella complessa rap-scene in continua evoluzione, fornendo ispirazione su più lati e regalando perle introspettive purissime. Un peccato, perché per quanto ben costruito Views è un salto non compiuto, un vorrei ma non posso che finisce per implodere su se stesso senza regalare le bombette esagerate che stavamo aspettando. Per fortuna le gifs di Hotline Bling (contenuta tra l’altro come bonus track nonostante si avvicini il suo primo anno di età) sembrano non stancare mai.