Cinema e documentari

Il ritorno di “Guerre Stellari”: perché non ci entusiasma più

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Quando uscì il primo film della saga di “Guerre stellari”, non esistevano ancora i telefonini e i computer erano esclusiva prerogativa di quei pochi che ne comprendevano il complesso linguaggio. Guerre stellari, nel lontano 1977, ha dato forma e immagine alle galassie lontane, in un mondo in cui non esistevano gli SMS e gli unici messaggi erano quelli che si scambiavano adolescenti impacciati tra i banchi di scuola. Quelli erano anni in cui ancora il digitale non aveva fatto la sua comparsa, mentre il mondo analogico si avviava inesorabilmente al viale del tramonto.

“Guerre stellari” ha lasciato un’impronta indelebile nel cuore dei giovani di allora, ormai divenuti adulti attempati: se ne parlava dappertutto e, nonostante l’avvento di Internet fosse ancora lontano, un entusiastico tam tam verbale riempiva le sale cinematografiche di intere famiglie pronte a lasciarsi trasportare in galassie lontane, al seguito di personaggi come il mitico Chewbecca o il temerario Han Solo, l’avventuriero dello spazio.

Il successo del primo film della saga è stato determinato dalle epiche battaglie spaziali, dalle scorribande tra stravaganti e lontane culture di pianeti distanti anni luce dalla Terra e dal nostro modo di vivere, ma soprattutto, ciò che ha amplificato il successo del film è stato il prendere coscienza, da parte degli spettatori, dell’esistenza di un universo illimitato, straordinariamente grande in rapporto al nostro piccolo mondo irrimediabilmente provinciale ed inevitabilmente escluso dalle meraviglie di galassie tecnologicamente e culturalmente avanzate.

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Per quale motivo, allora, il tanto atteso ritorno degli eroi del film non suscita più le stesse emozioni di vent’anni fa anche negli irriducibili nostalgici di uno dei film-cult degli anni ‘70? Forse, perché gli effetti speciali non ci stupiscono più, le “passeggiate” e le acrobazie nello spazio non ci incuriosiscono, le scene di violenza, semplicemente, ci disgustano.
E’ l’idea stessa della guerra, sia pure stellare, che ci indispone, che ci fa volgere lo sguardo da tutt’altra parte. La guerra non può e non deve diventare spettacolo, siamo stanchi di essere bombardati da immagini di corpi smembrati da esplosioni inaspettate e devastanti, siamo indignati dalle spese di produzione di un film che inneggia alla violenza, perché con la stessa cifra avremmo potuto sostenere per decenni migliaia di famiglie indigenti, siamo stufi di essere fagocitati da un apparato mediatico che omologa le coscienze.

Il messaggio subliminale insito nel rapido susseguirsi di frenetici fotogrammi è che la guerra è dappertutto, domina persino le lontane e sterminate galassie. La guerra, come sosteneva Harry Patch, è una sorta di omicidio legalizzato, ma noi non vogliamo diventarne complici! Ritornino pure Luke Skywalker e Leila Organa, non per ammaliarci con il fascino sinistro della guerra, ma per guidarci in un universo pacifico e pulito, senza conflitti terrestri o stellari.

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(articolo originale di Mark Heley – upliftconnect.com – traduzione e rielaborazione a cura di DolceVitaOnline.it)


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