Il ritorno dei lupi in Europa: +60% in 10 anni
Politiche di conservazione, riforestazione e ripristino degli habitat per favorire il ritorno del lupo
Cacciati, temuti, quasi cancellati dalle nostre terre per decenni. I lupi, contro ogni previsione, stanno tornando a ripopolare l’Europa. E lo stanno facendo con numeri da record.
A confermarlo è l’ultimo studio pubblicato su Plos Sustainability and Trasformation. Coordinato dai ricercatori Cecilia Di Bernardi e Guillaume Chapron dell’Università svedese di scienze agrarie e condotto su 34 paesi europei.
In particolare, la popolazione di lupi nel nostro continente è aumentata del 58%, passando da circa 12mila a oltre 21.500 esemplari in dieci anni.
Una notizia che, sebbene il declino dei grandi carnivori registrato in tutto il mondo, segna una svolta positiva nella conservazione della fauna selvatica (almeno in Europa).
LUPI E UMANO: UNA CONVIVENZA POSSIBILE?
Politiche di conservazione, leggi più rigide contro il bracconaggio, riforestazione e ripristino degli habitat naturali: il ritorno del lupo è tutt’altro che una casualità, che con sé però porta anche delle nuove sfide da affrontare.
In molte aree, la sua presenza di massa entra in conflitto con le attività agricole e l’allevamento, sollevando preoccupazioni tra gli agricoltori e i pastori.
Secondo la ricerca dell’Università svedese, i lupi uccidono ben 56mila animali ogni anno, su una popolazione totale di 279 milioni di capi di bestiame.
«Sebbene il rischio sia diverso tra i paesi, in media, il bestiame ha una probabilità dello 0,02 per cento di essere ucciso dai lupi. Risarcire gli agricoltori per queste perdite costa ai paesi europei 17 milioni di euro all’anno» hanno spiegato i ricercatori.
«Tuttavia, i lupi possono anche avere impatti economici positivi, come la riduzione degli incidenti stradali e dei danni alle piantagioni forestali tramite il controllo delle popolazioni di cervi selvatici». Anche se ad oggi oggi, visti i pochi dati disponibili, non è possibile quantificare questi benefici.