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Il ritorno all’agricoltura

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Siamo irresistibilmente attratti dalla malia delle lontane galassie e corriamo il rischio di perdere di vista le ingenti risorse che la Terra da secoli ci offre generosamente. Per diversi decenni, il lavoro agricolo ha rivestito il ruolo di bistrattata Cenerentola rispetto ad altre professioni più remunerative e meno faticose.

Le recenti statistiche hanno rilevato, però, un inaspettato ritorno di fiamma per la terra, soprattutto da parte dei giovani, probabilmente nel tentativo di sottrarsi all’alienazione scaturita dalla scelta di professioni spersonalizzanti e asettiche o più probabilmente per ritagliarsi una piccola oasi di serenità in una società sempre più rampante e dequalificante.

Dobbiamo dar credito, all’affascinante quanto improbabile teoria dei corsi e ricorsi storici vichiani? Il ritorno alla terra è sicuramente un dato di fatto, da non interpretare, però, come il classico ripiego in tempi di crisi, ma come il felice connubio tra svecchiamento delle tecniche e strategie vincenti di marketing.

Le statistiche non lasciano adito a dubbi: nel 2014, la flessione del PIL nel nostro Paese non ha intaccato i livelli occupazionali del settore agricolo, cresciuto del 5,6%. Non è possibile liquidare la questione etichettando il ritorno alla terra come uno dei tanti aspetti della decrescita felice, anzi, è vero il contrario: l’Italia è ai primi posti nel mondo per la qualità di prodotti rinomati come la pasta, i pomodori, l’aceto, l’olio e i fagioli e i proventi dell’attività dell’export sono molto soddisfacenti.

L’agricoltura biologica è sicuramente il fiore all’occhiello della produzione agricola italiana e molte giovani promesse dell’imprenditoria italiana hanno messo a frutto i loro master in economia non per diventare ingessati dipendenti di vacillanti multinazionali, ma per mettersi a capo di aziende agricole intraprendenti che promuovono l’eccellenza agricola italiana nel mondo.

Un consapevole e voluto ritorno alle origini della civiltà per restituire la genuinità alle nostre tavole e instillare nuova linfa vitale in un’economia a volte aleatoria e troppo dipendente dalla stabilità dei mercati mondiali. Meglio rimanere con i piedi ben ancorati alla terra, ritornata prepotentemente in auge per insegnarci che il futuro ha radici profonde nel passato e, nella nostra storia, la terra ha sempre giocato il ruolo di intramontabile protagonista.



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