Il ritorno alla canapa
A prescindere da come la pensino i suoi sostenitori e i suoi detrattori è ormai un dato di fatto che in tutto il mondo, così come in Italia, la canapa stia tornando prepotentemente in auge, dopo quasi un secolo durante il quale è stata messa al bando, ufficialmente per le sue proprietà psicoattive, ma in realtà per le proprie enormi potenzialità in svariati ambiti di utilizzo.
Tanto a livello terapeutico, quanto a livello industriale e in ambito ecologico, la canapa è una pianta talmente straordinaria da aver spaventato a tal punto le multinazionali chimiche, petrolifere e farmaceutiche, da indurre i governi a dichiararla fuorilegge, anche in quei Paesi come l’Italia dove agli inizi del Novecento esistevano oltre 100mila ettari di coltivazioni indirizzate in larga misura al settore tessile, che costituivano la maggiore fonte di reddito per decine di migliaia di famiglie.
Oggi l’intero settore della canapa, di pari passo con le modifiche legislative che stanno avvenendo un po’ dappertutto, risulta essere in grandissima espansione. Si calcola che negli Stati Uniti entro il 2020 triplicheranno i ricavi derivanti dalla vendita di marijuana medicinale, all’interno di un mercato che creerà 250.000 nuovi posti di lavoro. Anche in Italia la coltivazione di canapa industriale dal 2014 sta conoscendo un vero e proprio boom, se si pensa che gli ettari dedicati alla coltura sono aumentati di 10 volte in 5 anni: dai 400 ettari del 2013 ai 4mila di quest’anno.
Ovviamente la canapa non è solamente marijuana: al contrario si tratta di una pianta che secondo molti esperti ha le potenzialità per diventare la pianta del futuro. Estremamente importante nell’industria tessile così come in quella che produce cibo per animali, nell’industria alimentare come in quella delle bevande, nella produzione dei biocarburanti come in quella dei materiali da costruzione e isolamento, la canapa si insedierà nell’industria dei materiali alternativi alla plastica così come nelle operazioni di decontaminazione dei terreni altamente inquinati anche dalla radioattività e nella rivitalizzazione dei terreni ad uso agricolo impoveriti di sostanze nutrienti. Ma anche in molti settori dell’industria farmaceutica, nella produzione di carta e di cosmetici e nella sostituzione di sostanze chimiche tossiche presenti nei solventi.
Anche senza l’ausilio di grandi doti di preveggenza non è difficile insomma pronosticare un futuro “a tutta canapa”, anche se in presenza di un’espansione così improvvisa in un settore attualmente quasi privo di realtà strutturate e scarsamente organizzato non mancheranno sicuramente l’approssimazione e le truffe.
Ci sarà purtroppo spazio anche per gli avventurieri di ogni risma, per operatori senza scrupoli che già oggi si stanno inserendo fra le pieghe di un mercato “nuovo” e fortemente appetibile, tanto nella vendita delle sementi quanto nell’apertura dei negozi in franchising.
Una ragione in più per informarsi correttamente a 360 gradi, laddove esistono esperienza e competenza in materia e per approcciarsi con il sorriso al ritorno di una pianta in possesso di un grande passato, ma sicuramente destinata ad un ben più radioso futuro.