Il reggae ruggisce: si muore più di disinformazione che di ebola
Ancora una volta la musica reggae, prima paga le conseguenze delle azioni maldestre di Babylon e poi sale in cattedra. Tutto parte da un bollettino sanitario sull’isola, ne segue l’annullamento del tour africano di Luciano, un evento molto atteso e pubblicizzato. La causa è un comunicato del ministero della sanità giamaicano sul tema virus ebola, in cui si sottolinea la possibilità di quarantena per qualsiasi artista che avrebbe messo piede in Africa e poi torna sull’isola. Ne ha pagato le spese Luciano proprio uno dei più rappresentativi e seri, rovinando in parte la sua immagine, sicuramente agli occhi dei fan africani che si sono sentiti traditi. È chiaro che è partito un embolo di fobia sull’ebola, le cifre sono chiare, nei Paesi in cui Luciano sarebbe andato ci sono stati gli stessi numeri di casi esplosi in America. Non tutta l’Africa è dunque virale.
A questo punto arrivano le prime risposte. Prima di tutti a capirci qualcosa sono Freddy McGrecor e Sizzla. Il primo ex rappresentante della Jaria, dichiara che le date in Africa non salteranno affatto. Il secondo incide una canzone senza copyright, un monito ed una risposta del reggae alla confusione ed alla mancanza d’informazione dei governi mondiali. Sizzla utilizza uno dei canali di diffusione formidabili, la sua voce. Senza possibilità di censura e come accadeva nei sound system di un tempo, diviene veicolo per trasmettere messaggi importanti. Questa scelta lo renderà molto più fruibile in radio e nei sound system. L’obiettivo è proprio quello di essere trasmesso più volte in modo che raggiunga più persone possibili. Che aiuti a far riflettere su quello che sta succedendo. Ebola è un virus e la gente deve conoscere tutto quello che c’è da sapere per evitare un contagio.
a cura di reggaerevolution.it