Il rap italiano al Festival di Sanremo
Siamo alle battute conclusive del Festival di Sanremo e ne avrete sentite tantissime a riguardo alla partecipazione di Frankie Hi-NRG e Rocco Hunt. Noi di myHipHop.it siamo andati oltre: abbiamo chiesto ad alcuni rappers della penisola e agli addetti ai lavori il proprio parere in merito e cosa ne pensassero del rap italiano inserito in un contesto come il Festival della musica italiana. Ringraziamo tutte le persone che hanno deciso di collaborare a questo editoriale dando la loro opinione, e speriamo che possano offrirvi spunti interessanti su cui riflettere.
Nex Cassel:
Il rap a San Remo ha sempre fatto cagare, non c’entra un cazzo, è semplicemente una cosa sbagliata. Se poi aggiungiamo che San Remo fa cagare anche senza il rap, che è un festival patetico, taroccato, pieno di cadaveri, beh..boh.. che dire? Il migliore rapper passato per quel lurido teatro è Mikimix aka Caparezza (non era ancora castrato, ma aveva le stesse sopracciglia) vedere per credere. Riguardo a quest’ anno non mi pronuncio, Frankie credo abbia una vita infelice di suo, a Rocco auguro la migliore carriera pop possibile, mi sta simpatico, anche se non lo conosco.
Lefty:
Ormai quando accendo la tv vedo rappers ovunque!! Mi rendo conto che negli ultimi anni è diventato un fenomeno di massa o, ancora peggio, una moda passeggera… che ciclicamente ritorna alla ribalta! Dico semplicemente che il contesto del Festival di Sanremo non è proprio il luogo più adatto ad un rapper o cmq a questo genere musicale…. In passato ci hanno provato in molti, ma non hanno mai brillato più di tanto, nel senso che la loro partecipazione non è stata fondamentale per la loro carriera, anzi… in alcuni casi è stato un vero e proprio disastro!! In generale gli artisti del Rap, in questo contesto, hanno avuto una considerazione marginale e difatti non sono mai arrivati ai primi posti rispetto ai cantanti “classici” della musica leggera… Questo può già far riflettere… Personalmente penso che dietro ad ogni partecipazione ci sia una “spinta” mediatica da parte dell’industria musicale e solitamente ogni volta che il “music biz” ci mette lo zampino il risultato è pessimo o comunque alquanto mediocre!! Sinceramente sono anni che non seguo più questo appuntamento, ma non credo che abbia più quel fascino e innovazione che aveva negli anni ‘60/’70 per gli italiani, in generale, sia la conduzione che la scelta delle canzoni, li trovo noiosi e ripetitivi. La partecipazione di Hunt e Hi-nrg di quest’anno non mi sconvolge più di tanto e, senza polemizzare, non credo che contribuiscano in modo decisivo a far crescere l’interesse per questo genere musicale, come non penso siano i rappresentanti fondamentali della scena Hip Hop Italiana. Detto questo gli faccio entrambi un in bocca al lupo!!
Jimmy Spinelli:
Non ho sentito il pezzo di Frankie e sinceramente nn mi aspetto nulla di buono da lui..per quanto riguarda Rocco spero che possa vincere..una persona e un personaggio vero come lui contribuirebbero ad aumentare la credibilità del rap italiano…specialmente in un periodo in cui il disco italiano “rap” che ha venduto di piu è un progetto costruito a tavolino....mi sarebbe piaciuto vedere Dargen al festival per vedere che provocazione surreale avrebbe messo in piedi col suo stile..
Gionni Gioielli:
Sostanzialmente credo che il palco dell’ariston non sia adatto all’hiphop italiano, lo vedo come una cosa che non c’entra nulla, come portare un’orchestra filarmonica in una discoteca o in un centro sociale. poi ogni “artista” è libero di fare come meglio crede per promuovere la propria carriera, non entro nel merito. Rocco Hunt non lo conosco, di Frankie posso dire che è vero che è stato un pioniere come è vero che comunque ha quasi sempre fatto schifo( se non per quel jackpot clamoroso di quelli che benpensano), il suo rap è scarso e camuffarlo con pose intelettualoidi che negli anni son diventate buoniste, populiste e benpensanti di certo non aiuta. Poi se a qualcuno piace seriamente quella roba la non è una cosa che mi riguarda. Chi vedrei a sanremo? in italia non esiste nessuno in gradi di sfruttare un orchestra, mi viene in mente Nas in World’s an addiction, se qualcuno facesse un pezzo del genere a sanremo farebbe sicuramente una bella figura, se no, per quel che mi riguarda, può lasciar perdere
Giuann Shadai:
Non faccio distinzioni di contesto, purche’ le cose vengano fatte bene e non svuotate di freschezza e di spirito hip hop. i contesti non sono gli artisti a sceglierli, ma le etichette, loro al massimo li possono accettare o meno. Almeno questo credo sia successo nel caso di R. Hunt, nel caso di F. Hi invece credo la vetrina di S.Remo sia una cosa piu’ voluta che piovuta dall’alto. In entrambi i casi comunque non sono tra queli che dice “no all’hh a S.remo”. Ho trovato il pezzo di Hunt piacevole e fresco, nella tradizione del rap di NA, e noto anche l’ammiccamento al sound tipico della tradizione sanremese, la chitarrina giusta, ma senza scadere nello sputtanamento. pezzo intelligente, che non si sbilancia, la giusta malinconia per le vecchiette, e un po di “democrazia cristiana” per Fabio Fazio (so) che non ci sta mai male in quel contesto. Il tema della terra dei fuochi credo sia il giusto mass appeal per questo momento per un autore napoletano.
Frankie Hi sembra sia riuscito nell’intento piu’ difficile da realizzare per qualsiasi rapper navigato. Inizia il testo riuscendo a mettere in rima “strette – biciclette / borraccia – faccia / porti – rapporti / corone – persone” e addirittura a chiudere la prima strofa con “movimento – movimento” . Poi ci delizia con un bel “direzione – rivoluzione”, un bel “parte – controparte” , raggungendo l’apice in un favoloso “piano – lontano” davvero d’altri tempi! In sintesi, non mi soffermerei ne’ sull’inflazionato ( da anni ) riddim di T. Saw, ne’ tanto sul fatto che comunque dopo un rit come quello del pezzone che lo fece affermare sul beattone di Ice One anni fa, avrebbe potuto smezzarsi un po di royalties con qualcuno che gli cantasse un rit decente, ma piuttosto la metterei giu’ cosi: “rap d’altri tempi”, ma “questi tempi” richiedono sicuramente un po piu’ di impegno. Non me ne voglia Frankie, persona stimatissima, ma scrivo cosi’ perche’ ero uno di quelli che faceva il tifo per lui. One!
Jap:
Io credo che l’HipHop italiano non abbia bisogno del Festival di SanRemo, caso mai il contrario. La cultura HipHop se pure genuina, libera e artisticamente valida non c’entra nulla con la canzone pop fatta di cuore, fiori e serenate. Poi noi artisti la vediamo tutti in modo differente ovvio e la scelta di Frankie e Rocco Hunt mi lascia un pò perplesso tenendo a precisare che sono 2 rapper che stimo moltissimo, il primo per ciò che ha dato ed il secondo per ciò che sta facendo.
Toni Meola:
Premessa doverosa: Tutti guardano Sanremo, da Costantino Della Gherardesca alla colf ucraina della Melandri, probabilmente o soprattutto per dare una dimensione critica ai loro sproloqui social in diretta. Indi per cui, come disse Enzo Mari in una intervista che liberamente decontestualizzerò, la libertà in questi casi andrebbe abolita. O pesantemente limitata. Da parte mia, “spilucco” Sanremo, ma leggo il blog di Assante e Castaldo e tanto mi basta per farmi una idea. O per appoggiare quella della cara e vecchia giuria demoscopica. O ancora per ricordare le vecchie discussioni tra me e mia madre sui secondi posti di Toto Cutugno e sulla sua lacca, usata anche da mio padre.
Mi si chiede quindi cosa penso dei due artisti in gara, i più “prossimi” a noi. Sarò breve. Frankie è al suo secondo gettone di presenza (e al terzo come autore, se non sbaglio), ho “La morte dei miracoli” a casa e quindi sono fili che ci reggono (citazione inside) ma come la Maionchi per me è NO. Sono contento invece per Rocco Hunt, al di là dei facili entusiasmi e dei “ha spaccato tutto” di circostanza, spero che tutto questo gli porti fortuna, è giovane e può andare lontano. Non riesco però a rispondere alla domanda: “Ma tutto ciò che utilità ha per la cultura hip hop?”. Come importanza siamo più vicini a quella di un’analisi politica fatta da un Gramellini quasiasi o allo sbraito composto di un distinto sessantenne che grida al golpe? Non c’è niente di memorabile, comunque. Neanche stavolta.
Matt Manent:
Sanremo che propone il rap è come una nonna che, nel tentativo di starci dentro, mette su la musica dei nipoti. Ricordo ancora con quale maestria venne gestito Eminem nel 2001. Narra la leggenda che, il giorno seguente, la Falqui licenziò 250 dipendenti causa sblocco intestinale di diversi milioni di italiani. Quasi una decade e mezzo dopo, con l’Italia in piena crisi, la buona notizia è che la casa farmaceutica che produce l’Imodium pare abbia annunciato l’assunzione proprio di 250 risorse umane, causa la crescente domanda di rimedi costipativi. La cattiva, invece, è che tutto procede come al solito: il festival continua a non essere al passo coi tempi e il rap, quando ci passa, si “sanremizza”.
Non ci guadagna il festival, che nello sparo a salve del voler sedurre i giovani delude il suo target principale, cioè gli over 50 che assistono ai concerti da seduti; non ci guadagna il rap in sé, perché i suoi estimatori snobbano -giustificatamente- la kermesse e ciò che resta è un’audience che il rap non lo sa e, spesso, nemmeno lo vuole comprendere; gli unici a guadagnar qualcosina sono effettivamente i rapper coinvolti, che ne sfruttano la visibilità (soprattutto quella legata alle polemiche) e, forse, si mettono in tasca qualche soldino guardando pure il culo alle sticchie famose di turno, per una volta senza problemi di buffering.
Finché si andrà avanti così, sarà caduta libera per tutti. Il vero problema di Sanremo non è come inquadrare il rap, ma come coinvolgere la “generazione download” senza perdere, per lo meno ancora per una decina d’anni, la “generazione 33 giri”. E certo, il rap potrebbe proprio essere il trait-d’union, a patto che però ne si elevi lo spessore musicale e non lo si candeggi a livello contenutistico. Fossimo in Francia, vi farei un nome: Hocus Pocus. Ma siamo in Italia e le cose funzionano diversamente…quindi chiamate me che, forse forse,
ho un’idea che potrebbe cambiare le cose. O altrimenti Il Pagante, perché sarebbe l’apoteosi vedere Federica Napoli sbocciare la 6 litri sulla Littizzetto.
Dj Argento:
Non mi meraviglio della presenza di Frankie Hi Nrg a Sanremo, anche perché non è la prima volta che ci va, per cui non mi meraviglia neanche quest’anno. Così come non mi meraviglio del rap a Sanremo perché abbiamo già avuto esempi negli anni passati, già nel ’97 con la presenza di Miki Mix (ora Caparezza… non il rap che intendo io chiaramente, per molti si, mio malgrado…), non sono mancati neanche i Sottotono. Bisogna abituarsi all’idea che ormai è un genere ufficialmente in classifica e “quotato” nelle vendite di dischi, per cui lo vedremo sempre più spesso e nei contesti meno adatti.
Per la presenza di Rocco Hunt, beh, è giovane e ancora dispone di poca esperienza, per cui per lui è una proposta da prendere al volo, non lo biasimo (ne lo giustifico del tutto…), chissà come mai non è andato Moreno, o altri sovraesposti come lui, la sua presenza l’avrei data quasi per scontata! Al di la di tutto però Sanremo rimane, assieme a molti altri format della RAI, il programma che seguo di meno e che mi interessa di meno.
A Novembre scorso è venuto a trovarmi in studio Clementino. In quell’occasione, chiacchierando del più e del meno, mi svelò che stava ricevendo beats a profusione per andare a esibirsi a Sanremo, chiedendomi un parere e sottolineando col suo tipico modo di parlare un “uè…ma tu mi ci vedi a me a Sanremo!?…”. Quindi ti rispondo come ho risposto a lui: “Boh… si?”
Dipende da cosa ci va a fare uno a Sanremo, da cosa propone, se si fa sottomettere dalla austerità della trasmissione o se si propone col suo stile solito, senza cambiare di una virgola, parolacce incluse. Il pubblico italiano è pronto per il cambiamento drastico, per cui ci vedrei anche Salmo che infiamma col rap più cibernetico, e non storcerei il naso. Sono uno di larghe vedute.
Mi ripeto, strano che non ci sia andato un Moreno.
Ceasar:
Parto da un presupposto: Non ho la TV da 4 o 5 anni più o meno. Non per fare lo strano, semplicemente non la guardo. Sanremo probabilmente è uno dei motivi che mi hanno portato a questa scelta. Il mio problema con il festival non è nemmeno tanto la musica proposta, il mio problema è la logica del festival in se, una manifestazione strutturata esattamente come lo era negli anni ’60, con lo stesso pubblico, le stesse ospitate, lo stesso gusto. Per quello che riguarda l’Hip Hop a Sanremo, fondamentalmente conta il brano, è una manifestazione come un’altra, da artista conta solo la musica che si offre.
Non ho ascoltato le canzoni di Rocco Hunt e di Frankie Hi-NRG, le altre cose di Rocco sono molto valide, se si è mantenuto sui suoi standard sono sicuro che il suo sia un ottimo brano. Di Frankie non sono mai stato fan, conosco si e no due pezzi suoi di almeno 15 anni fa, non saprei che dire. Sinceramente non l’ho mai considerato come uno dei “padri fondatori” di questo genere in Italia, come a volte mi è capitato di leggere/sentire. Magari è semplicemente una questione di gusti, non so. Altri artisti che avrei voluto vedere al festival? Nessuno. Il festival era comodo all’Hip Hop italiano 20 anni fa quando per chi faceva questo genere era impossibile pensare di partecipare, oggi è il festival ad avere bisogno dell’Hip Hop per attirare l’attenzione del pubblico più giovane. Solo che oggi, fortunatamente, ci sono artisti che fanno tour sold out e vanno primi in classifica. Artisti, plurale. Il festival non ci serve più, è un palcoscenico che forse 15 anni fa avrebbe potuto dare una spinta a questo genere, oggi è un evento vecchiotto e poco interessante che finge di non vedere che il mondo è girato da un’altra parte.
Soulcè
La presenza del rap italiano a Sanremo non mi scandalizza né mi disturba. Anzi, mi disturbano di più alcune inutili e sterili critiche a riguardo.
Il rap è musica, i rapper scrivono le canzoni. Sanremo è (o dovrebbe essere) il Festival della Canzone Italiana, e il rap è tra i generi più forti del momento.
Sommando queste cose, diventa naturale trovare dei rapper sul palco dell’Ariston (anzi, personalmente pensavo che quest’anno ce ne fosse anche di più, di rap, e visto quanto suonano vecchie e noiose certe cose, forse – forse sottolineato, eh! – sarebbe stato pure tutto più figo).
Di base, mi piace pensare che quello che succede nel mainstream riesca in qualche modo a tirare su l’interesse della gente e dei media anche per le realtà più underground.
E credo che anche in Italia stia cominciando ad essere così: i rapper (e non soltanto i soliti quattro nomi) hanno migliaia di followers sui social, vendono i dischi, fanno i tour, sono nei libri di poesia, sono nelle scuole.
Ascolto rap da un bel po’, e una volta era davvero impensabile tutto questo. Ed è bello che il rap si sia conquistato un suo spazio.
Le canzoni in gara di Frankie Hi-Nrg le ho ascoltate una volta e non mi è venuta grande voglia di rifarlo, sinceramente; quella di Rocco Hunt mi piace e mi sembra vera, e penso che lui sia giovane abbastanza per poter davvero prendere il meglio da questa esperienza (e, pur non conoscendolo né un cazzo, tifo per lui: si può dire?).
Bat One:
Beh sicuramente il rap italiano ormai non è più un fenomeno prettamente underground,ma una realtà ben collocata nella scena musicale italiana…il problema rimane la”manifestazione”in se!Sanremo non è altro che il riflesso preciso del paese in cui viviamo,pieno di preconcetti,vecchio e “garantista” in tutto e per tutto!Non credo basti presentarsi sul palco con una giacca per far cambiare idea a un pubblico che vive di stereotipi da sempre(figuriamoci poi come possano vedere la figura del rapper,che è sempre stato affiancato a un certo tipo di vita e di comportamento).Ho guardato con curiosità la performance di rocco hunt,che trovo veramente talentuoso,e devo dire che ha fatto un figurone.Non posso dire lo stesso per frankie che veramente credo abbia toccato il fondo,e dovrebbe dissociarsi lui stesso dalla gente che lo considera “il padre dell’hip hop”,ma ovviamente finchè i “titoli” varranno più della musica stessa continueremo a vedere queste scene!
BLO/B:
Rap a S. Remo: quando è quello di un personaggio che sfrutta la gloria di 10 anni fa per svolgere un “compitino”, penso che rovini la faccia di chi ci mette da anni l’impegno per non far scadere il nostro genere in un “mezzuccio” per inni o slogan del momento. Quando invece il rap è quello di Rocco Hunt per me è tutto tranne che un male. Il ragazzo sa quello che fa, quello che dice lo dice senza la retorica di un tema delle elementari e con la passione di chi conosce di cosa parla. L’unica cosa che mi lascia perplesso è se stare in quel vecchio carrozzone nel 2014 può davvero fare del bene alla propria musica.
EasyOne:
Per quanto se ne possa dire, a mio avviso se i rapper riescono a solcare il palco dell’Ariston è solo un vantaggio. Detto questo non sono convinto che un rapper molto forte tecnicamente e dotato di grandi capacità artistiche diventi improvvisamente scarso dopo aver partecipato al festival. Anzi è un’esperienza che farebbe maturare chiunque. Poi la cosa importante è affrontarla da “massicci” come del resto ha fatto Clementino l’anno scorso.
Nel caso di Rocco Hunt ti dico solo che se tutti i 20enni sapessero rappare come lui, se avessero il suo approccio e le sue tematiche (ovviamente affrontate come un ragazzo della sua età) il mondo sarebbe un posto migliore. Anzi posso dirti un’altra cosa su RH, che non solo è bravo come rapper ma ha presentato a Sanremo un brano di contenuto, intelligente e per la sua età davvero molto maturo. Sinceramente lo preferisco rispetto alla scelta di Frankie che ho sempre stimato in passato (fino a 8 anni fa un modello da imitare) ma che al Festival non mi è proprio piaciuto, per il brano che ha presentato, una delle pecche maggiori di questo è sicuramente la base musicale ma ne hanno gia’ parlato tanto non vorrei fare ulteriori polemiche. Al Festival ci avrei visto sicuramente tanti artisti della scena ma la lista sarebbe infinita, diventerebbe un Festival dell’Hip Hop credimi.
Filippo Papetti:
Sono stato contattato mercoledì, per scrivere queste brevi righe, e dopo aver visto la performance di Frankie – e ricordando quella, in fondo mediocre, dei Sottotono all’epoca – volevo iniziare con qualcosa del tipo: “il rap a Sanremo non funziona, avrebbe fatto una brutta figura pure Krs-One”. Poi il giorno dopo, zitto zitto, è arrivato Rocco Hunt e ha dimostrato che sì, si può fare hip hop anche a Sanremo, l’importante è metterci stile e credibilità. Lui è arrivato, ha fatto il suo pezzo – a metà tra il rap e la canzone napoletana – e ha spettinato tutti, ma soprattutto si è mangiato il palco, si è adattato alla perfezione, dimostrando grandi capacità artistiche. La risposta sull’hip hop a Sanremo a mio parere è tutta qui: adattamento, ma senza snaturarsi. Il resto sono cazzate.
Personalmente non mi sarebbe dispiaciuto vedere in gara uno come Coez, che oltre ad essere molto bravo è stato prodotto dal grandissimo Riccardo Sinigallia, che tra l’altro al Festival ha fatto una figura egregia, portando un bellissimo brano come “Prima di Andare Via”. Il mio sogno però è Dj Gruff sul palco dell’Ariston, magari con una di quelle sue stupende canzoni d’amore, o con un pezzo cantato, magari in sardo, con una coda di scratch sopra l’arrangiamento d’archi. Sarebbe grandioso.
N.B. Mentre state leggendo, in redazione ci sta giungendo altro materiale da parte degli artisti e colleghi che man mano noi caricheremo.
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