Il primo passo per la felicità
«Stato d’animo di chi è sereno, non turbato da dolori o preoccupazioni e gode di questo suo stato». Basta aprire il vocabolario per trovare la definizione di “felicità”. Raggiungerla, però, è un altro paio di maniche. In tantissimi, da Epicuro e forse prima, hanno tentato di tracciare una mappa, di stilare delle linee guida utili a chi voglia tendere a questa condizione che tutti per un motivo o per un altro abbiamo sperimentato, anche casualmente, ma verso la quale possiamo orientare consapevolmente la nostra intera esistenza. Si tratta di scegliere di essere felici e di adoperarsi per riuscirci, giorno dopo giorno. Anche nelle avversità. Anche nei momenti più bui. Anche a costo di scontentare qualcuno per diventare la persona che davvero vogliamo essere. La felicità può e deve essere il nostro progetto più importante.
Così ha pensato Giuseppe Bertuccio d’Angelo, un trentenne originario di Messina che qualche anno fa, dopo la laurea, ha fatto il giro del mondo, un’esperienza stravolgente che gli ha regalato la convinzione di volere una vita degna di nota. Per ottenerla, ha preso ad allenare il suo corpo – per sconfiggere la sua pigrizia, scarsa costanza e poca determinazione si è iscritto al triathlon più duro al mondo – e il suo spirito, lanciando il “Progetto Happiness”, che da mesi lo porta a incontrare persone virtuose ai quattro angoli del mondo in cerca di insegnamenti. Il fine è quello di avvicinarsi all’essenza della felicità, ascoltando le storie e le esperienze di uomini e donne appartenenti a culture e a tradizioni diversissime, e tenere memoria, intervista dopo intervista, di tutte le forme in cui questa si manifesta.
Da settembre 2019 a marzo 2020 Giuseppe ha attraversato Israele, Libano, Pakistan, India, Cina, Corea del Nord, Giappone, Hong Kong, Australia e Stati Uniti. Ha incontrato profughi siriani ed emiri del Kuwait, Kabir Bedi e le persone più povere della società indiana. Ha parlato con chi la felicità l’ha trovata tra le stelle, l’astronauta Luca Parmitano, e chi invece coltivando marijuana tra consorelle in California. Chiunque può aiutarlo ad ampliare la sua raccolta di testimonianze rispondendo a un questionario di dieci domande su porgettohappiness.com. Sebbene il viaggio sia ancora nel pieno – ora in Italia dove Giuseppe ha in programma diverse tappe -, abbiamo intercettato questo speciale reporter globetrotter per avere delle anteprime.
Con gli indizi che hai raccolto finora, prova a darci un quadro della felicità. Di cosa è fatta?
Il 15 settembre dello scorso anno ero partito con la convinzione e l’arroganza che sarebbe bastato visitare tutti i continenti del mondo per scoprire la vera formula della felicità universale. Dopo pochi mesi di viaggio però, mi sono reso conto che probabilmente non avrei trovato una formula standard per tutti, ma bensì avrei imparato nuovi modi per essere felice. E forse è proprio lì che si nasconde il segreto della felicità: saper riconoscere le infinite fonti di felicità che già ci circondano e ci appartengono, ma il più delle volte non abbiamo gli strumenti, la curiosità o la sensibilità per individuarle.
Hai già incontrato moltissime persone. Che idea ti sei fatto: c’è speranza per l’umanità?
Siamo più di 7 miliardi di persone nel mondo, credo che tutto sommato non ce la stiamo cavando poi così male. Con questo non intendo affatto che vada tutto bene, ma penso semplicemente che il mondo sia meglio di quanto ci facciano vedere in televisione o sui giornali. Chi ha il “coraggio” di viaggiare con uno sguardo critico e curioso si renderà conto da solo che c’è più che speranza per l’umanità.
Ad oggi qual è la cosa che ti ha colpito di più?
Non posso che rispondere: il mio viaggio in Corea del Nord. È stata l’esperienza più surreale della mia vita. Una nazione aliena in cui tutte le regole e gli ideali del mio mondo non esistono. Per scoprire il loro, devi recitare il loro copione. Per uscirne sano e salvo devi far finta che tutto sia normale e attenerti a norme senza senso per te. Nonostante non ripeterei questa esperienza, sono molto felice di aver visitato la Corea Del Nord adesso perché sono fiducioso che la dittatura cadrà in questo decennio e io potrò avere la fortuna di apprezzare la trasformazione radicale che farà il paese.
Ogni impresa ha i suoi momenti di scoramento. Nel tuo caso è arrivata addirittura un’epidemia a fermarti. Come hai vissuto il tempo del lockdown?
Il giorno in cui ho capito che purtroppo questa pandemia era più grande della mia motivazione di continuare a prescindere da qualsiasi ostacolo, è stata davvero dura. Poi però, la flessibilità maturata nei miei lunghi viaggi mi ha fatto vedere i vantaggi del fermarmi. Avrei finalmente potuto riorganizzare il progetto per rendere la mia ricerca sulla felicità ancora più metodica e accurata. Avrei avuto il tempo di “assorbire” i potenti messaggi raccolti durante le mie interviste con i personaggi incontrati nel mondo. Sarei potuto ripartire di nuovo per il mio viaggio ancora più consapevole di ciò che cercavo. E così, come mi disse una volta Luca Parmitano, il primo astronauta italiano al comando della Stazione Spaziale internazionale (ISS), ho voluto guardare il mio bicchiere mezzo pieno, vivendo la quarantena come un’occasione per migliorarmi.
Cosa o chi è stato fonte di ispirazione per questo tuo progetto? Penso a certe letture ma anche a persone che come te hanno mollato tutto e hanno preso a girare il mondo.
Indubbiamente, i libri del Dalai Lama mi hanno preparato a capire le risposte dei miei personaggi, ma in realtà credo che chi mi abbia davvero ispirato per questo progetto sia proprio Pierfrancesco Diliberto, in arte PIF. Sono cresciuto guardando “Il Testimone” (programma tv andato in onda nel 2007 su MTV in cui Pif, armato di videocamera, viaggiava per il mondo alla scoperta di storie e personaggi spesso poco raccontati dai grandi media, NdR) e grazie alla passione e alla leggerezza con il quale riusciva a trattare temi complessi, mi ha fatto sognare per anni di diventare un reporter e così ora ci sto provando.
Per chi non crede di sapere da dove iniziare, puoi indicare il primo passo da fare per muoversi verso la felicità?
Credo che il primo passo debba per forza essere la curiosità. Questa è la vera spinta verso la scoperta delle nostre fonti di felicità. La curiosità ci permette di aprirci verso lo sconosciuto facendoci scoprire di non sapere molto più di quanto pensassimo. A quel punto siamo pronti ad accogliere con umiltà e desiderio di conoscere nuove tecniche, nuove filosofie, nuovi punti di vista su come raggiungere la felicità.