Il pm Padalino: “Cannabis? Battaglia persa, legalizziamola”
E’ l’ennesima apertura alla legalizzazione da parte di un uomo delle istituzioni. Non un antiproibizionista incallito o un ex sessantottino con il pallino della cannabis, ma bensì un pm, sostituto procuratore di Torino, che in passato ha coordinato, in molti casi con successo, diverse operazioni antidroga.
Parliamo di Andrea Padalino, che nel corso dell’incontro “Legge stupefacenti, attualità normativa e prospettive di riforma”, organizzato nella maxi aula 1 del Palagiustizia e valido per la formazione professionale degli avvocati ha dichiarato che: “Sul contrasto alla diffusione delle cosiddette droghe leggere abbiamo perso la partita” anche a causa di una normativa che è stata “un fallimento totale”, suggerendo di “rinunciare a considerare illegale la cannabis”.
“Conosciamo gli effetti sulla salute di sostanze lecite come alcol e tabacco, e non dobbiamo nasconderci dietro un dito”, ha continuato il pm spiegando che: “In tutta Europa otto sequestri di droga su dieci sono di cannabis e derivati. Il nostro procuratore nazionale antimafia parla di battaglia persa. Una battaglia che però continua a richiedere un enorme impegno delle forze dell’ordine”.
Come riportato da La Stampa, l’avvocato Domenico Pelia che moderava l’incontro ha sottolineato che: “Si è creato un caos giuridico”, in cui mancano regole precise per determinare quale sia la soglia della “lieve entità” del fatto. “Le sentenze – ha spiegato – cambiano da città a città, e da giudice a giudice. Non è accettabile“. E Padalino ha puntato il dito contro “il cinismo del legislatore” (ricordiamo che la legge precedente a quella attualmente in vigore, La Fini-Giovanardi, è stata dichiarata incostituzionale) , che in un’alternanza fra “criminalizzazione totale” e necessità di “svuotare le carceri” ha contribuito a creare una “situazione impossibile da controllare”.
Padalino non è nuovo a questo tipo di uscite, visto che già nel 2015 aveva spiegato che: “Nella situazione attuale non legalizzare le droghe è ipocrita”. Ma non è l’unico uomo delle istituzioni che è di recente uscito allo scoperto.
Pochi giorni fa il sindaco di Palermo Leoluca Orlando aveva preso carta e penna per scrivere al governo chiedendo di legalizzare la cannabis anche in ottico di contrasto alla mafia. Prima di lui Raffaele Cantone, magistrato da sempre in prima linea nella lotta alla camorra e presidente dell’Autorità anticorruzione, nell’estate del 2016 aveva sottolineato come “una legalizzazione intelligente delle droghe leggere possa evitare il danno peggiore per i ragazzi, cioè entrare in contatto con ambienti della criminalità”.
Ancora prima era stata direttamente la Direzione Nazionale Antimafia ad irrompere nel dibattito pubblico favorito dalla proposta di legge sulla legalizzazione dell’intergruppo Cannabis legale, esprimendo “parere positivo per tutte le proposte di legge che mirano a legalizzare la coltivazione, la lavorazione e la vendita della cannabis e dei suoi derivati”.