Il Piemonte ha approvato la cannabis terapeutica: come funziona e come ottenerla
Il Piemonte ha approvato la legge regionale che disciplina l’accesso alla cannabis terapeutica. La norma è stata approvata ieri con i voti favorevoli di Sel, Pd e Movimento 5 Stelle, il Piemonte è così l’undicesima regione italiana ad approvare una legge sul diritto alle cure a base di cannabinoidi. Rispetto alle altre legislazioni regionali già approvate in Italia, la legge piemontese consta di alcune novità che la pongono all’avanguardia nel quadro nazionale, anche se rimangono alcune criticità irrisolte.
SPESE PER I CANNABINOIDI SARANNO COPERTE DAL SERVIZIO SANITARIO. La legge regionale riconosce “il diritto di ogni cittadino a ricevere cure a base di cannabis e principi attivi cannabinoidi nel rispetto della normativa nazionale in materia e in particolare nel rispetto delle leggi sugli stupefacenti, sui medicinali e sulle cure sperimentali”. Il diritto alle cure attraverso i cannabinoidi dovrà essere sancito da una semplice ricetta medica e sarà garantito a tutti tramite il Servizio Sanitario Regionale, il quale consentirà l’accesso gratuito alle cure per gli aventi diritto (400mila euro stanziati per coprire le spese di approvvigionamento per il biennio 2015/16). Si tratta di una misura che dovrebbe garantire un reale diritto all’accesso alla cannabis terapeutica, senza dover sopportare i costi per l’importazione del farmaco dall’Olanda con spese che – nelle regioni dove esse rimangono a carico del paziente – arrivano anche a 35 euro per ogni grammo di cannabis.
LEGGE PREVEDE POSSIBILITA’ DI COLTIVAZIONE LOCALE DI CANNABIS. Un altro passo in avanti della giunta piemontese rispetto alle omologhe del resto d’Italia è rappresentato dalla normativa sulla produzione di cannabis. La legge prevede infatti tre possibilità di approvvigionamento: la fornitura di cannabis italiana attraverso le disponibilità della produzione in atto allo Stabilimento Chimico Militare di Firenze; l’importazione di cannabis terapeutica dall’Olanda (a costi sensibilmente più alti, ma che almeno per i primi anni sarà indispensabile per garantire l’accesso alla cura a tutti i malati che ne hanno diritto) e – ecco la novità rispetto a tutte le altre leggi regionali – la possibilità di avviare la coltivazione di cannabis direttamente sul territorio regionale, attivando dei “progetti pilota che coinvolgano l’Università di Torino, il Politecnico, l’Università degli Studi del Piemonte Orientale oppure le associazioni di malati”.
RICERCA E FORMAZIONE DEI MEDICI. Un altro punto importante riguarda l’approvazione e il finanziamento di progetti di ricerca e formazione. Università e laboratori di ricerca saranno coinvolti per effettuare ricerche scientifiche volte a monitorare i risultati delle cure a base di cannabinoidi tra i pazienti sottoposti a trattamento e per valutare possibili nuovi campi di applicazione. Mentre un percorso di formazione sarà predisposto anche per i medici, allo scopo di istruirli e sensibilizzarli circa l’opportunità di prescrivere la cannabis terapeutica. Una novità, quest’ultima, non certo di scarsa importanza, visto che in molte regioni che pur hanno approvato l’uso medico della cannabis, le associazioni di malati denunciano costantemente la disinformazione dei medici, i quali spesso rifiutano di prescriverne l’utilizzo.
MODALITA’ DI PRESCRIZIONE DEI FARMACI CANNABINOIDI. L’accesso alla cannabis terapeutica sarà garantito a tutte le persone che soffrono di dolori neuropatici cronici, sclerosi multipla o Sla sulle quali non funzionano le terapie standard con gli antinfiammatori. Una volta constatata questa condizione il dottore potrà considerare l’uso della terapia con i cannabinoidi e potrà prescriverla. Si tratta di una procedura che migliora quelle di alcune regioni (dove solo i medici specialisti possono prescrivere i cannabinoidi) ma che di certo non risolve tutti i problemi. Rimane infatti piuttosto ristretta la lista di patologie che consentono l’accesso alla cannabis, e sopratutto rimane la clausula che i cannabinoidi possano essere prescritti solo dopo che le cure convenzionali si siano rivelate inefficaci. Per esempio, i malati di sclerosi multipla dovranno comunque effettuare cicli di terapie standard a base di interferone (che causano effetti collaterali anche molto pesanti) e solo se queste non funzioneranno potranno passare alle cure (che si sono già dimostrate efficaci contro gli spasmi e sostanzialmente prive di effetti collaterali negativi) a base di cannabinoidi.