Il piano climatico di Biden sarà affidato a un uomo della lobby petrolifera
Dopo una lunga campagna elettorale ricca di promesse di transizione ecologica e lotta al cambiamento climatico, la redazione del Climate Plan del nuovo governo Biden sarà affidata a Joe Manchin, senatore del West Viriginia, presidente del comitato per l’energia del Senato, ma soprattutto fondatore di Enersystem, compagnia attiva nel settore dei combustibili fossili dal 1988. Le posizioni di Manchin, che nelle ultime elezioni è stato il candidato a ricevere il maggior numero di donazioni dall’industria petrolifera, del gas e del carbone, rischiano di rallentare ulteriormente la svolta green promessa da Biden, un obiettivo a cui il Presidente afferma di non voler rinunciare, ma che nella realtà dei fatti fatica ancora a dare cenni di vita.
Il senatore del West Virginia è una figura controversa. Come azionista di Enersystem, oggi guidata dal figlio Joseph, Joe Manchin ha guadagnato oltre 490.000 dollari nel solo 2020, svolgendo allo stesso tempo in Senato un ruolo spesso di spicco nella stesura della nuova normativa in ambito climatico e della recente Bipartisan Infrastructure Bill, intesa tra Democratici e Repubblicani che riporta tra i suoi punti principali un investimento di 65 miliardi di dollari per il rinnovamento della rete elettrica statunitense e l’incentivazione di fonti di energia rinnovabile nel paese. Nel 2019, in un articolo scritto insieme alla senatrice repubblicana dell’Alaska Lisa Murkowski per il Washington Post, Manchin aveva persino affermato di riconoscere il ruolo delle attività antropiche nello sviluppo della crisi climatica, ma negli anni si è in realtà spesso opposto ai diversi provvedimenti che proponessero l’allontanamento degli USA da un sistema energetico dipendente dai combustibili fossili, particolarmente cari allo stato del West Virginia.
“Avere un rappresentante degli interessi delle compagnie di combustibili fossili che si occupa della redazione della normativa per ridurre le emissioni da combustibili fossili dice molte cose affascinanti sulla nostra politica” ha affermato Joseph Aldy, professore di Harvard e collaboratore per la redazione del Climate Plan del governo Obama, a cui Manchin si oppose strenuamente durante la sua campagna elettorale da Senatore. Nel 2010 il candidato Democratico apparse persino in un ormai famoso spot pubblicitario dove sparava con “dead aim” (mira mortale) un colpo di fucile contro il piano energetico e climatico sviluppato dal primo esecutivo Obama, definendolo “un male per il West Virginia”.
Il futuro della normativa climatica del governo Biden è per ora incerto. Manchin condivide diversi dei punti avanzati dal presidente, ma la strenua volontà del senatore di rallentare il passaggio alle energie rinnovabili a favore di quelle fossili rischia di portare a un’empasse che potrebbe mettere a dura prova la già vacillante credibilità in ambito climatico dell’attuale esecutivo, spesso in prima linea nel sottolineare la gravità della crisi climatica ma rapido nell’autorizzare nuove trivellazioni nel Golfo del Messico. Il perno dello scontro Biden-Manchin è destinato a spostarsi sul Clean Electricity Performance Program, ambizioso piano con cui il presidente conta di destinare 150 miliardi di dollari alla transizione verso energia eolica, solare e nucleare, ma che incontrerà verosimilmente l’opposizione del Senatore della Virginia Occidentale.