Il peso dell’assenza: 5 anni senza Marco Pannella
È stato il cuor di leone dell’antiproibizionismo italiano, l’unico che riusciva a bucare il grande schermo dando dignità nazionale anche alla battaglia per la legalizzazione della cannabis. Ma non solo, perché Marco Pannella, scomparso il 19 maggio del 2016, è stato molto di più.
Fuori dagli schemi, ribelle per natura, abituato a caricarsi sulle spalle il peso degli ultimi e degli invisibili, si autodefiniva “radicale, socialista, liberale, federalista europeo, anticlericale, antiproibizionista, antimilitarista, nonviolento e gandhiano”. E proprio la disobbedienza civile teorizzata da Thoreau nell’omonimo libro e poi praticata da uomini straordinari come Gandhi e Martin Luther King, diventerà uno dei mezzi che utilizzerà più spesso per far sentire le proprie ragioni, utilizzando il digiuno, la pratica non violenta e lo strumento del referendum come arma politica. “Il crimine più grande è stare con le mani in mano” è una delle sue frasi citate più spesso e la sua vita è l’esemplificazione di questa massima.
Politica che inizia a vivere e praticare fin da giovane quando, dopo un’esperienza nella gioventù liberale e nell’unione goliardica italiana, contribuisce nel 1955, all’età di 25 anni, l’allora Partito Radicale dei Liberali e dei Democratici. Nel 1963 ne diventerà segretario e due anni dopo inizierà una delle sue prime battaglie: quella condotta in favore del diritto al divorzio. Il primo arresto, nel 1968, porta anche al primo digiuno (di proposta e non di protesta, come amava ripetere); era a Sofia per contestare l’invasione della Cecoslovacchia.
Il 1975 è l’anno in cui inizia la campagna a favore della legalizzazione della cannabis: fuma una canna in pubblico e viene arrestato, rifiuta di chiedere la libertà provvisoria fino a che non riceve, dai presidenti della Camera e del Senato, l’impegno e la garanzia a discutere e mettere in votazione, entro 4 mesi, la legge di riforma sulle droghe. Cosa che effettivamente avvenne, portando, nel 1976, alla prima riforma che rende non più condannabile al carcere il semplice consumatore di droghe leggere. Nello stesso anno diventa per la prima volta deputato alla Camera. Nell’enorme mole di lotte e battaglie non si può non ricordare il risultato del 1981, la vittoria al referendum per il no all’abrogazione dell’aborto, e poi il lungo percorso dei Radicali iniziato negli anni ’90, allargando la geografia del partito a livello internazionale e l’orizzonte delle lotte, aprendo alla battaglia contro la pena di morte e contro la fame nel mondo.
Per quanto riguarda la cannabis ci sono almeno due episodi che restano stampati nella mente. Il primo risale al 1995, quando Pannella, in diretta tv su Rai 2, regalò un panetto di hashish ad Alda D’Eusanio durante la trasmissione “L’Italia in diretta”; venne processato con l’accusa di spaccioe di istigazione a delinquere. Fortunatamente, venne assolto in appello nel giugno del 2001.
E poi nel 1997, quando Pannella, regalò hashish lanciandolo dal palco in Piazza della Scala a Milano e in altre manifestazioni pubbliche, venendo assolto due anni più tardi.
Una delle più grandi vittorie in tema legalizzazione resta il referendum del 1993, fortemente voluto dai Radicali, per l’abrogazione delle pene per la detenzione ad uso personale di droghe leggere. Votarono il 77% degli elettori ed il “sì” passò con il 54% dei voti. Rimasero le sanzioni amministrative, ma non quelle penali, fino all’approvazione della Fini-Giovanardi, ma questa è tutta un’altra storia.