Il Parkour: Yamakasi, i nuovi Samurai
E’ il giugno del 2003 quando nelle sale cinematografiche di tutto il mondo (poche a dire il vero) esce “Yamakasi – Les samouraï des temps modernes” (in Italia diffuso con il titolo “Yamakasi – I nuovi Samurai”) di Ariel Zeitoun e Julien Seri, prodotto da Luc Besson. Gli Yamasaki sono sette: Araignée (William Belle) che, con l’aiuto di un cavo, si sposta come l’Uomo Ragnotra un palazzo e l’altro; Baseball (Chau Belle Dinh) lanciatore eccezionale; Belette (Malik Diouf); Zicmu (Yann Hnautra); Rocket (Guylain N’Guba Boyeke); Sitting Bull (Charles Perrière) e Tango (Laurent Piemontesi).
Quello che pochi sanno però è che i sette esistono realmente; che il loro palcoscenico naturale, quello in cui si muovono, in cui tracciano nuovi percorsi, sono le “banlieue”, le periferie parigine, dove si fondono in un tutt’uno la modernità architettonica dell’edilizia popolare francese ed i pochi spazi di verde pubblico. La loro filosofia sembra in apparenza povera o inesistente, ma che rappresenta invece un misto tra principi orientali, arti marziali e voglia di vivere liberi, di evadere. Quello che pochi sanno è che gli Yamasaki sono “traceur”, letteralmente creatori di percorsi, giovani acrobati dei sobborghi metropolitani, dove è nato e continua a espandersi il Parkour.
Il padre riconosciuto ed indiscusso di questa disciplina è proprio il francese David Belle che verso la fine degli anni ‘80 iniziò a praticare in una periferia francese (precisamente a Lisse, un sobborgo di Parigi) le tecniche apprese giocando da bambino nei boschi della campagna francese. Belle era alla ricerca di un’attività fisica in grado di superare ogni ostacolo si presentasse sulla propria strada, di uno sport fuori dagli schemi tradizionali, che potesse condurre a un equilibrio interiore e al tempo stesso in grado di offrire nuovi stimoli. È così che nasce “l’art du dèplacement” (l’arte dello spostamento) e “la science du franchissiment” (la scienza del superamento): il Parkour.
Il nome Parkour è un neologismo ottenuto mettendo una kappa nella parola francese parcours “percorso”: vuol dire spostarsi da un punto all’altro superando tutti gli ostacoli che si presentano sul cammino, con salti, avvitamenti, arrampicate, capriole, con assoluta leggerezza e senza mai toccare il suolo.
Nel Parkour non esistono movimenti standardizzati (anche se ci sono delle “figure” standard) ma tutto è lasciato alla fantasia e alla libertà personali. Il modo per superare un ostacolo risiede quindi soprattutto nell’abilità di ogni atleta di scoprire e mettere in pratica la propria tecnica. Ad esibirla è un esercito formato da giovanissimi atleti che si raccolgono in bande dai nomi giapponesi. I traceur non si sfidano, ma insieme cercano di tracciare nuovi percorsi, di ridisegnare i confini delle proprie città, di abbattere le barriere. I traceur abbandonano le proprie realtà attraverso l’esercizio del proprio corpo, immaginano (e disegnano) vite più interessanti.
Forse è proprio questa eterna e costante evasione che ha permesso e permette a questa nuova disciplina, per molti solo una curiosa tendenza, di divenire in così poco tempo un autentico “stile di vita” anche fuori dalla Francia. Da Parigi il Parkour si è diffuso a macchia d’olio anche in Inghilterra e negli Stati Uniti, catturando nuovi adepti che hanno iniziato ad esplorare alla loro maniera i sobborghi di Londra e New York. Attraverso edifici, scalinate, ponti, muri, grondaie, panchine, semafori, ringhiere, cestini dei rifiuti.
Visto il forte interesse creatosi attorno al Parkour, diverse crew italiane hanno deciso di creare un’associazione sportiva e culturale che racchiuda tutte le singole esperienze locali per farne un punto di riferimento di livello nazionale: “Associazione Italiana Parkour.it”. Lo scopo di questa associazione è promuovere la cultura del Parkour in Italia attraverso l’organizzazione e la partecipazione ad incontri, corsi di formazione, seminari, stage, rassegne, improntate alla valorizzazione delle metodologie di preparazione e cura dell’allenamento e dell’apprendimento delle tecniche fondamentali del Parkour. L’Associazione Italiana Parkour.it nasce formalmente a Roma il 5 aprile scorso. A breve sarà possibile associarsi online attraverso il sito www.aipit.it.
In Italia il Parkour è ancora una disciplina per lo più sconosciuta, anche se cominciano ad essere molti i gruppi dislocati in varie città sul nostro territorio, e proprio questa estate, il 23 e 24 giugno a Roma si è tenuto il Primo Raduno Nazionale dei praticanti. Una due giorni in cui si è discusso, ma soprattutto si è mostrato (anche grazie alla presenza di Sebastian Foucan, pioniere e fondatore insieme a David Belle di questa disciplina) a diverse centinaia di persone in cosa consiste il “percorso”. Visto il risultato di pubblico e l’interesse che i mass media cominciano a dimostrare è probabile che continueremo a sentir parlare di traceur sempre più spesso.
Iniziare a praticare il Parkour è, sotto certi aspetti, sorprendentemente facile, così come viene spiegato sul principale sito in italiano presente in rete: www.parkour.it
—————————————————————————————————————————-
Daniele Sardegna – pubblicato su Dolce Vita n°1 Ottobre 2005