Il nuovo mondo della cannabis: vantaggi e pericoli del progresso tecnologico
È evidente che le nuove tecnologie si siano sviluppate più velocemente di quanto noi siamo in grado di processarle. I social hanno incanalato la nuova generazione verso l’autostrada digitale e il nostro futuro è ogni giorno difficile da prevedere. Per comprendere appieno come utilizzare le nuove tecnologie o a cosa andranno applicate abbiamo bisogno di utilizzarle a lungo e a livello mondiale. L’uomo ha ritmi diversi da quelli dell’evoluzione tecnologica e spesso fatica ad adattarsi ed entra in conflitto con le applicazioni fisiche e mentali di ciò che è già a disposizione. La conseguenza di utilizzare tecnologie non ancora comprese appieno è che, o non le usiamo correttamente o non le sfruttiamo al meglio.
Questo ritardo ci danneggia o ci aiuta? Quali sono le tecnologie utilizzabili per la coltivazione, l’estrazione e l’elaborazione? Le usiamo correttamente? A volte, questo argomento sembra generare più domande che risposte. Esaminare costantemente le prove e i problemi dell’uso di nuove tecnologie e delle loro applicazioni pratiche è una necessità ed è lo strumento migliore con cui iniziare questo viaggio.
Prima che iniziasse la coltivazione indoor, tutti noi coltivavamo le piante all’aperto nell’abituale stagione primaverile fino al raccolto autunnale. La comparsa delle luci HPS e della clonazione hanno cambiato tutto, innescando un importante passo in avanti evolutivo con la tecnologia come via d’accesso. Ciò ha portato a 4 o 5 raccolti l’anno, mantenendo continuamente in vita le piante madri e permettendo che la pre-fioritura avvenga in un posto diverso da quello delle piante in fioritura. In pratica, il controllo del clima, la genetica e la clonazione hanno rappresentato il primo enorme progresso nell’industria underground della cannabis ad Amsterdam tra la fine degli anni ’80 e l’inizio degli anni ’90.
A quel tempo, le tecnologie si applicavano all’innovazione nel campo dell’illuminazione e allo studio dello spettro delle onde luminose, ai teli riflettenti come il Mylar o la plastica asettica, al collegamento di tutti i sensori di una growroom come quelli d’umidità, di temperatura, di ventilazione in uscita e in entrata, del riscaldamento e così via, a una scheda elettronica che controllasse tutti questi parametri di una stanza. Le schede madri elettroniche personalizzate e impostate con spegnimento di sicurezza in caso di surriscaldamento o sovraccarico di un circuito provocavano meno incendi e pericoli rispetto alle prime coltivazioni indoor. Le tecnologie dei primi anni ’90 hanno stabilito un paradigma migliore per growroom più sicure. Siamo passati dall’essere grower dilettanti a coltivatori indoor professionisti.
Nei primi tempi, la ricerca genetica è iniziata con i viaggi di hippy e avventurieri in Asia, Sud America e Africa. Riportare genetiche in Europa, America o Australia e combinarle all’interno delle growroom ha prodotto un enorme incremento di nuove varietà di cannabis.
L’impiego di tecniche innovative di altri settori come invertire il sesso delle piante per creare polline femminizzato e produrre semi femminizzati (tecnica ripresa dalla coltivazione di angurie senza semi), o l’introduzione di varietà autofiorenti che impiegano 90 giorni dal seme al raccolto, o la selezione rivolta a determinati chemotipi: queste tecniche sono divenute attuabili da quando siamo stati in grado di studiare le piante con cui facciamo la selezione, grazie ai test di laboratorio che rivelano il loro chemotipo e le concentrazioni di vari terpeni e cannabinoidi. Con l’aiuto della scienza noi possiamo conoscere a fondo le piante selezionate e usare le caratteristiche misurabili per la creazione di futuri nuovi strain. In precedenza avevamo solo immaginato questa parte del processo prima di intraprendere il viaggio verso un nuovo strain!
Una volta che le aziende secondarie o di lavorazione accedono alla biomassa coltivata appositamente per loro dagli agricoltori, hanno a disposizione determinate quantità e qualità a seconda della dimensione dell’azienda. Ciò fa della coltivazione della canapa e della sua lavorazione un’attività sostenibile in certe dimensioni di soglia che un agricoltore può misurare per capire se trarrà profitto dalla coltivazione e in che misura. Questo rende più efficiente l’agricoltura e riduce lo spreco di tempo e risorse ipotizzando ogni anno cosa coltivare in base alla domanda di estrazioni o di biomassa essiccata.
Nell’ultimo decennio, la commercializzazione di attrezzature per la lavorazione della biomassa di cannabis è progredita così velocemente che l’offerta di macchinari per la lavorazione di quantità diverse è enorme e accessibile ai singoli individui e alle singole aziende agricole. Il mercato delle estrazioni produce nuovi tipi di dispositivi adatti all’uso di concentrati più puri e puliti e senza pesticidi. I vape pen o i vaporizzatori rappresentano un mercato in espansione che grazie alle loro caratteristiche è riuscito a ridurre l’abitudine al fumo. Oggi, la cannabis di bassa qualità (canapa industriale) può essere sottoposta a estrazione mediante alcol o butano, con acqua e ghiaccio, o mediante CO2 supercritica. Può anche essere nano-dimensionata per renderla solubile in acqua e via dicendo. Tutti questi procedimenti portano a una purezza dell’olio di oltre l’80%, mentre i distillati possono arrivare al 90% di purezza e i singoli cannabinoidi (isolati) possono ora raggiungere il 99.8%.
Le estrazioni oggi disponibili hanno permesso al mondo farmaceutico, cosmetico e alimentare, di accedere a forme pure di alcuni componenti – tutte testate, certificate e regolamentate – e di usarle come ingredienti integrandole in diversi prodotti finali. Questa pianta, un tempo molto stigmatizzata per via del solo THC, viene ora raccolta per i terpeni e tanti altri cannabinoidi molto più pregiati. Questi componenti aumentano il valore di diversi prodotti che addirittura rivaleggiano con il mercato delle sostanze illegali, le quali non riescono più a competere. Cannabis e derivati più sani e puliti e con maggiori concentrazioni sono ora la norma e non l’eccezione. Dunque, la tecnologia ha chiaramente contribuito a ripulire un mercato un tempo totalmente privo di regolamentazioni, portandolo a un livello in cui almeno si utilizzano materie prime sicure e pulite.
Nell’attuale industria della cannabis ci sono anche alcuni elementi negativi legati alla tecnologia, oltre a quelli relativi alle spese per le nuove attrezzature. Gli elementi indesiderati sono soprattutto individui o aziende che cercano di truffare o ingannare gli altri, prima che la maggior parte del pubblico lo capisca e li smascheri. Ad ogni modo, i truffatori o coloro che sono alla ricerca di soldi facili, esistono praticamente in ogni business e in qualsiasi parte del mondo. Quindi è bene essere istruiti e servirsi dei tanti siti web nei quali le persone parlano, da liberi testimoni, delle proprie esperienze personali con i prodotti. Se la tecnologia viene abilitata dalla scienza per il conseguimento di normative, certificazioni e omogeneità dei prodotti finali, allora ne usciremmo tutti vincitori. Se invece il profitto viene anteposto a tutto come fattore principale che motiva gli attori coinvolti, le possibilità di fallimento sono sempre lì, dato che questa industria esiste prima di tutto per contribuire a risolvere problemi di salute e solo in secondo luogo per trarre profitto.
La maggior parte delle aziende legate alla cannabis impiegherà dai 2 ai 5 anni per stabilire e utilizzare gli investimenti di capitale in macchinari e in nuove tecnologie con cui iniziare, ma ciò è comune alle aziende start-up di ogni tipo. Se siete un’azienda interessata all’industria della cannabis assicuratevi di trovare un’area specializzata su cui concentrarvi, dato che avere un vantaggio sarà essenziale per sopravvivere nel prossimo futuro.
Possiamo notare analogie tra l’industria della cannabis e quella del vino. L’influenza della tecnologia moderna sul lavoro di viticultura sarà presto simile ed equiparabile a ciò che avviene nel raccolto e nella lavorazione della cannabis. Dobbiamo smettere di chiederci preoccupati quali sono gli effetti che la cannabis avrà su di noi, così come non ce lo chiediamo per l’industria del vino! Quello su cui dobbiamo concentrarci è spiegare i processi e la metodologia che usiamo per coltivare le piante, illustrare anche l’origine delle genetiche, spiegare i metodi di estrazione che usiamo per i vari prodotti e a quale impiego sono essi destinati, avendo sempre la scienza a supporto di ciò che facciamo. A mio avviso sarà questo il modello su cui basare il futuro.
Tuttavia, in gioco c’è sempre qualche fattore non esattamente scientifico, parliamo dell’aspetto emotivo che ci spinge a scegliere e a fare ciò che facciamo.
Un grande enologo possiede le conoscenze pratiche e teoriche, ma è la passione che fa di un buon enologo un enologo eccezionale. Per i prodotti di fascia alta nel mondo della cannabis avviene lo stesso. Il vino commerciale da supermercato viene prodotto in quegli enormi vigneti che ne elaborano grandi quantità ogni anno. Poi ci sono cantine di medie dimensioni che elaborano uva più particolare o vecchie varietà ricercate. Infine ci sono cantine tradizionali che elaborano solo una varietà specifica di uva, e io credo che questo avverrà anche nell’industria della cannabis quando essa diverrà una pratica agricola come un’altra.
Abbiamo bisogno di concordare e attuare regolamenti che siano validi in tutto il mondo per tutti coloro che hanno lo stesso tipo di occupazione nell’industria della cannabis. Dobbiamo stabilire controlli di qualità concordati come livello minimo per riuscire a registrare un prodotto destinato all’uso orale o a quello topico. Dobbiamo anche rendere chiare un insieme di procedure per far sì che coloro che traggono profitto dalla cannabis siano responsabili di ciò che fanno. Bisogna semplicemente seguire le BPA (Buona Pratiche Agricole) e le GMP (Buone Pratiche di Produzione) e adattarle al raggiungimento dei prossimi ostacoli. Il conseguimento di un più alto livello di eccellenza in un prodotto o in una coltura dovrà essere contraddistinto da un diverso tipo di certificazione. Tutto questo verrà raggiunto una volta stabiliti criteri, tecnologie e metodologie per la lavorazione della nostra biomassa agricola. Il futuro della cannabis come industria richiede di adattare pratiche e tecnologie e di definire il loro corretto impiego in maniera simile a quanto avviene oggi nell’industria del vino.