Contro-informazione

Il momento in cui tutti capirono che la TAV è un disastro

Il momento in cui tutti capirono che la TAV è un disastro

Il recente giudizio della Corte dei Conti europea non dà adito a fraintendimenti: per l’organo deputato a vigilare sulla spese dei fondi europei e sull’avanzamento dei grandi progetti finanziati da Bruxelles il progetto Tav è troppo oneroso, dai dubbi benefici in termini economici ed ecologici, basato su previsioni di traffico errate e insostenibile sul lungo periodo.

La nuova analisi socio-economica reputa improbabile che l’alta velocità tra Torino e Lione sia pronta per la scadenza fissata e critica il progetto sotto ogni punto di vista inserendolo nella lista nera delle mega operazioni europee.

In estrema sintesi il rapporto sostiene che:

  • la linea subirà altri ritardi, non sarà pronta per la scadenza fissata del 2029;
  • il valore attuale netto dell’investimento vale tra i -6,1 miliardi di euro e i -6,9 miliardi di euro;
  • le emissioni di Co2 verranno compensate solo 25 anni dopo l’entrata in servizio dell’infrastruttura;
  • la lievitazione dei costi è oltre la media di altre opere simili: dai 5.2 miliardi iniziali si è infatti passati a 9.6, quasi il doppio.

Da anni su queste pagine andiamo sostenendo che si tratta di un’opera non prioritaria e che non sarebbe stata in grado di dare vantaggi ambientali ed economici: quindici anni di ritardi, costi cresciuti e soprattutto un quadro di sostenibilità incrinato dalle previsioni di traffico dei prossimi anni sono fatti incontestabili che portano dritti a un’unica conclusione, quella cioè di aver buttato soldi, tempo e risorse in un’infrastruttura inutile, progettata decenni fa sulla base di scenari poco credibili anche per il massimo ente contabile dell’Unione Europea.

Il momento in cui tutti capirono che la TAV è un disastro



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