Il mistero Mos Def
I risvolti della vicenda che ha visto protagonista, nelle scorse ore, il rapper e attore americano Mos Def stanno assumendo contorni sempre più misteriosi. Per chi non fosse al corrente, l’eclettico artista è stato arrestato al confine del Sud Africa per aver mostrato un passaporto falso – un “World Passport”, secondo le agenzie americane, un documento che non ha alcuna valenza per le autorità di molti Paesi, ma che nasce dal World Government of World Citizens per sancire la libertà di viaggiare e di muoversi all’interno del globo. Infine l’annuncio del ritiro dalle scene, cinematografiche e musicali, non prima dell’ultimo disco che chiuderebbe una carriera eccezionale. Con un ultimo capitolo interamente votato all’impegno civico e sociale.
Mos Def e le manette
Nel 2006, dopo un evento organizzato da MTv, Mos Def improvvisò alcune rime in strada. I fan fecero capannello, così lui poté performare “Katrina Clap”, un’invettiva al governo americano per la gestione delle disgrazie di New Orleans. Tanto bastò per fare la sua prima conoscenza delle forze dell’ordine, che lo prelevarono con la forza. Nel 2013 si sottopose al trattamento di alimentazione forzata somministrato ai detenuti di Guantanamo: lo scioccante video di Human Rights gli costò l’inibizione dagli Stati Uniti, dopo che l’ufficio immigrazione gli rifiutò il visto, dunque l’annullamento del suo tour americano. Un’assurdità, dato che Yasiin Bey, il suo nuovo aka dal 2012, è nato e cresciuto negli States, prima di spostarsi in Sud Africa qualche anno fa.
L’arresto di Mos Def nel 2006
Yasiin Bey e l’Islam
Figlio di un membro della Nation Of Islam, un movimento islamista fondato a Detroit nel 1930, Mos Def ha conosciuto tardi l’Islam, convertendosi solo a 19 anni. Per smentire la tesi dei detrattori della NOI, che la vedevano come una setta suprematista e anti-semita, Yasiin ha spesso scritto delle minoranze afroamericane, citando Malcom X e raccontando le continue brutalità della polizia. Divenuto un artista internazionale e a tutto tondo, Mos Def è stato ultimamente interpellato sull’avanzata dell’ISIS, cui ha riservato un grosso vaffanculo per il suo spirito colonialista ed imperialista.
Da quando è stato arrestato, Mos Def è detenuto in Sud Africa e ha paura per l’incolumità della propria famiglia. Kanye West, grande amico dai tempi della firma per G.O.O.D. Music, ha postato un messaggio vocale di Yasiin Bey sul proprio sito ufficiale. Qui Mos Def parte in freestyle, dice di non aver commesso alcun crimine e parafrasa gli ultimi due brani rilasciati da Kanye: “no more parties in S.A.”, dice, lui che vede nell’eccentrico rapper e producer un “real friend”. “Non sono un criminale! Non vivo più in America e ho il diritto di decidere dove spostarmi!”.
Rapper e attore scomodo
Dante Terrel Smith, il vero nome del 43enne newyorkese, è uno dei più influenti rapper di sempre. Se fossero necessarie conferme, basterebbe conoscere e ascoltare capolavori come “Black Star” con Talib Kweli e il solista “Black on Both Sides”; inoltre, la sua carriera cinematografica è costellata da diversi successi, tipo le apparizioni in “The Italian Job” e “Monster’s Ball”, nonché nelle serie Tv “Dexter” e “Dr. House”. Insomma, non è uno qualunque. Perché questo accanimento nei suoi riguardi?
L’annuncio all’amico Kanye West è quello di una persona che non ha paura, ma che vuole mettere al corrente della sua posizione da uomo libero cui qualcuno sta cercando di mettere le manette. “Mi ritiro dalle scene”. Annuncia di abbandonare la sua figura di attore in ascesa e quella di leggendario rapper – nonché attivista per i diritti civili delle minoranze. Un disco pronto, che si vocifera avere le collaborazioni di Kendrick Lamar, J.Cole, Lupe Fiasco e lo stesso Kanye West, e poi basta. L’oblio. Nemmeno un tour che lo porti in giro per quegli States amati/odiati, che parrebbe vogliano volentieri a meno del suo talento a tutto tondo e della sua scomoda veste di portavoce delle minoranze afroamericane e musulmane.