Il Ministero della Salute ha sbloccato i fondi per la ricerca sui metodi alternativi alla sperimentazione animale
Il decreto del Ministero della Salute, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n.233 del 29 settembre 2021, prevede lo stanziamento di 1,6 milioni di euro da destinare a istituti zooprofilattici sperimentali, enti pubblici di ricerca e università per progetti basati su metodi sostitutivi alla sperimentazione animale.
A dare la notizia è stata la Lav, la Lega Anti Vivisezione, che da anni porta avanti campagne in cui ribadisce la necessità di superare la sperimentazione animale.
Il 16 settembre scorso, intanto, il Parlamento europeo ha approvato una risoluzione per chiedere un piano d’azione a livello comunitario che consenta di passare a metodi alternativi e più etici.
L’obiettivo è quello di introdurre una “graduale eliminazione mediante la riduzione, il perfezionamento e la sostituzione delle procedure su animali vivi a fini scientifici accelerando lo sviluppo dei metodi, delle tecnologie e degli strumenti alternativi non basati sugli animali”, secondo un “calendario chiaro e ambizioso e un elenco di tappe intermedie”.
Nella risoluzione si riconosce come negli ultimi 11 anni (da quando è stata approvata la direttiva 2010/63, che punterebbe a limitare quanto più possibile la sperimentazione animale e ad eliminarla completamente nei casi in cui non sia necessaria) non ci sia stato un cambiamento significativo nel numero complessivo di animali utilizzati a fini scientifici.
All’interno dell’ultimo report diffuso dal ministero della Salute – che ha il compito di autorizzare le procedure che coinvolgono gli animali nel nostro paese –, si legge come in Italia siano quasi 600mila gli animali sfruttati ogni anno nei laboratori. E questi numeri comprendono cani, gatti, primati, roditori, furetti, capre, bovini, suini, rane e pesci, solo per menzionarne alcuni. Anche in questo caso, il numero si riferisce ai dati resi noti nel 2017, visto che da allora non sono mai state comunicate cifre più aggiornate.