Il maiale delle piante: della canapa non si butta via niente
Com’è noto da tempi antichissimi, resistenza ed eco compatibilità sono le caratteristiche principali della canapa. La fibra di canapa si ottiene dalla cannabis sativa, una pianta che appartiene alla stessa famiglia della canapa indiana (cannabis indica). Conosciuta e coltivata già dal III millennio a.C., della canapa si utilizza praticamente tutto: i semi per l’alimentazione, il fusto per la fibra tessile, le foglie per gli olii essenziali. Dopo essere caduta in disuso, oggi la canapa è apprezzata soprattutto per la sua eco-compatibilità: infatti non ha bisogno di pesticidi e fertilizzanti, non impoverisce il terreno ma anzi lo migliora in quanto le sue radici rilasciano azoto; cresce rapidamente con ottima resa ovunque (anche se predilige climi miti e temperati); contribuisce a ridurre l’effetto serra in quanto trasforma in modo ottimale l’anidride carbonica in ossigeno. La fibra tessile si ricava dallo stelo e la sua resistenza ne consente l’utilizzo per cordami e vele nautiche.
Dalla fibra lunga si ricava un tessuto pregiato, ora anche piacevole al tatto e spesso abbinato a lino o cotone biologico, per realizzare abbigliamento, biancheria da letto, rivestimenti e fodere per materassi, tessuti che si rivelano freschi d’estate e caldi d’inverno. C’è poi tutto un capitolo dedicato alle vernici: quelle fabbricate con questa materia prima, oltre a non essere inquinanti, sono di qualità decisamente superiore rispetto a quelle prodotte con i derivati del petrolio. Con l’olio di canapa si possono inoltre fabbricare saponi, cere, cosmetici, detersivi e lubrificanti.
La fibra di canapa, ancora, è in grado di assorbire ottimamente l’umidità; è anallergica e antibatterica; è resistente al calore e alla luce ed è un filtro naturale contro i raggi UVA. In definitiva, uno scrigno tutto da scoprire.