Contro-informazione

Il grano Creso transgenico sperimentato in Italia e la diffusione della Celiachia

grano celiachiaCirca trent’anni fa in un pomeriggio di noia fui attratta da un’intervista dal televisore che faceva da sottofondo al mio malumore. Era un ingegnere molto anziano che spiegava le mutazioni genetiche del grano.

Parlava di esperimenti fatti intorno agli anni ’40 nell’Agro Pontino, irrorando grosse estensioni di terreni coltivati a grano con raggi x e raggi gamma. Bisognava accorciarne il fusto per evitare che si piegasse, le spighe marcissero a contatto col terreno e potessero essere facilmente trebbiate. Caspiterina, era la prima volta che sentivo parlare di esperimenti di genetica sul cibo (già conoscevo di trattamenti americani sulla genetica della canapa) e quando il giornalista, con fare spavaldo e superficiale diceva che in fondo, dopo quaranta e più anni, eravamo ancora tutti vivi, la fredda risposta dell’ingegnere responsabile e pentito, mi gelò il sangue nelle vene.

Tutti vivi si, ma ammalati e con molte prospettive di esserlo molto di più in futuro
; sempre più celiaci e intolleranti al glutine. In pratica per nanizzare il grano è stata modificata una sua proteina dalla quale, con la digestione si forma una sostanza che non venendo assorbita causa una forte infiammazione. Probabilmente il grano Creso, transgenico e più economico, ha il doppio del glutine del grano originario e si accumula nell’organismo creando allergie e intolleranze.

Inoltre l’ingegnere in televisione, che faceva parte del gruppo di scienziati che sperimentarono l’irraggiamento, tirò fuori dalla tasca due spighe: una piccola e sottile, l’altra grande e cicciotta. La seconda era il risultato degli esperimenti. Il vantaggio economico appariva evidente. Mi venne in mente che il pediatra dei miei bambini mi aveva consigliato di non svezzarli con semola di grano, ma di introdurla il più tardi possibile, preferendo farina di riso, manioca e tapioca. Forse devo a lui se i miei ragazzi sono in piena forma.

Quello che avevo appena ascoltato e che non avevo pensato di registrare mi aveva scosso profondamente, una notizia bomba di cui avrebbero parlato di sicuro i giornali il giorno dopo.
Macché, niente…
Mi immaginavo uno scandalo con titoli in prima pagina invece nessun quotidiano passò l’informazione.

Ho sempre avuto l’hobby della cucina e della conservazione degli alimenti, a casa mia si consuma pomodoro in bottiglia fatto da me, marmellate biologiche autoprodotte, verdure sott’olio e tanto altro. Non sono vegetariana perché amo troppo i prodotti del mio territorio salumi compresi, ma se devo usare una farina uso quella biologica del senatore Cappelli. Dobbiamo infatti a lui se ancora possiamo nutrirci con grano originario, fu lui infatti che aiutò il genetista Strampelli a preservarne una varietà ottenuta presso il Centro di Ricerca per la Cerealicultura di Foggia all’inizio del secolo, mettendo a disposizione vasti appezzamenti di terreno in Puglia e in Basilicata e risorse per la sperimentazione.

Il grano Cappelli non è alto, è resistente alle malattie, si adatta al clima, non necessita di fertilizzanti chimici e produce un’ottima semola. Costa un po’ di più della farina dei supermercati, ma io non farei mai una torta o una pizza con farine commerciali: mi basta la pasta di cui ci nutriamo quasi ogni giorno, ad alto contenuto di glutine che è prodotta quasi tutta con varietà Creso, purtroppo transgenica.



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