Il governo federale cerca aziende per coltivare migliaia di chili di cannabis
Sembra la fine di un’era: il governo federale americano, l’ultimo baluardo del proibizionismo a stelle strisce, sta cercando coltivatori ed aziende per la produzione di cannabis medica.
Una notizia che sembra paradossale, ma che dà l’idea di come la cannabis sia ormai del tutto sdoganata, anche per l’ultima istituzione americana che ancora stenta ad arrendersi alle legalizzazioni che stanno cambiando il Paese.
Nonostante la cannabis medica sia ormai legale in 33 stati su 50 e quella ricreativa in 10, la cannabis, a livello federale, è ancora illegale creando non pochi problemi anche a chi vorrebbe occuparsi di ricerca scientifica.
Intanto un annuncio pubblicato dal National Institute on Drug Abuse sul sito web Federal Business Opportunities ha chiesto “dichiarazioni di capacità” da parte delle aziende che siano in grado di produrre genetiche e derivati della cannabis. Le aziende interessate devono inoltre essere dotate di magazzini per la conservazione di un massimo di 5mila chilogrammi di cannabis, non proprio noccioline.
Sembra essere un’ottima notizia per coloro che aspettavano che gli Stati Uniti aumentassero le scorte di cannabis disponibili per le sperimentazioni sui farmaci. Tali progetti infatti possono procedere solo con le debite autorizzazioni a livello federale: ad oggi solo una produzione è stata approvata dai federali per questo genere di fornitura. E’ un sito di produzione dell’Università del Mississippi che detiene attualmente l’unica autorizzazione ed è stato approvato nel lontano 1968.
Secondo alcuni osservatori il motivo di questa apertura è da individuare nelle recenti dimissioni di Jeff Sessions (nella foto), procuratore generale dal piglio antiproibizionista dichiarato, che può aver giocato un ruolo importante nel rallentare il sostegno del governo federale agli studi sulla marijuana. La sua partenza ha certamente rinvigorito l’industria della cannabis: titoli azionari quotati in borsa come quelli di Tilray, Canopy Growth e Aurora Cannabis in Canada sono cresciuti nelle ore successive all’annuncio.
Per coloro che sono interessati a ritagliarsi uno spazio in quello che potrebbe essere un passaggio fondamentale nella storia della cannabis negli Stati Uniti, le aziende potenziali devono essere attrezzate per coltivare o essere in grado di procurare cannabis da fonti qualificate straniere. Dovranno essere in grado di produrre estratti di cannabis con una gamma diversa di rapporti tra THC e CBD. E’ richiesta la capacità di produrre “sigarette di marijuana” standardizzate. Dovranno inoltre essere in grado di conservare il prodotto e inserire i requisiti di qualità della FDA, così come la gestione una struttura di spedizioni sicura, per poter inviare quella cannabis agli scienziati di tutta la nazione. Tra gli altri requisiti ci sono le licenze necessarie per lavorare con sostanze controllate ed altre specifiche.
I sostenitori della marijuana hanno esultato all’inizio di quest’anno quando è stato annunciato che due strutture – la NYU Langone Health e al Montefiore Medical Center e un’altra all’UC San Diego – avvieranno studi clinici per esaminare l’effetto della cannabis sui bambini con autismo.
E con la previsione degli aumenti degli studi scientifici in USA, la strada è ormai tracciata e i paesi che non vogliono rimanere indietro dovranno adeguarsi ed implementare produzioni e ricerca.