Ambiente e natura

Il fiume più bello del mondo rischia di essere distrutto dalle trivelle

Una ditta texana ha preso di mira Caño Cristales e vuole trivellare proprio qui

Caño Cristales
Foto: Mario Carvajal (www.mariocarvajal.com), Licenciada con Creative Commons 3.0 Unported

Si chiama Caño Cristales e si trova in Colombia. È un fiume nella provincia di Meta, che scorre fra le montagne del complesso detto Serrania de la Macarena, ad est delle Ande. Non è un fiume lungo, solo 100 chilometri, ma è considerato un piccolo miracolo della natura.

Le sue acque infatti cambiano colore durante l’anno e per questo viene chiamato “Fiume dei cinque colori” o anche arcobaleno liquido. Alcuni lo considerano il fiume più bello del mondo. Da Luglio a Novembre si colora di un misto di giallo, verde, blue, nero e rosso.  I colori arrivano grazie ad una pianta poco vistosa, la Macarenia clavigera che sorge solo qui. Quando piove, il livello dell’acqua si alza, avvolge la pianta che cresce lungo le sue sponde e arrivano i colori.

È bellissimo ma fragile, visto che tutto si basa sull’esistenza della piantina e sulle sue interazioni con l’acqua. L’area è diventata una grande attrazione turistica con flusso di visitatori durante i mesi dei colori.

Qualche tempo fa sotto alcuni massi si è intravisto il nero liquido di una sostanza che fuoriesce dal sottosuolo. Petrolio. E il petrolio non arriva mai da solo. Una ditta texana ha infatti preso di mira Caño Cristales e vogliono trivellare proprio qui.

La città principale della zona si chiama La Macarena, come il ballo. È una piccola città che non si è tanto sviluppata a causa delle lotte interne fra il governo colombiano e i ribelli del FARC, il fronte armato rivoluzionario di Colombia. A volte queste lotte hanno interessato anche i narcotrafficanti, rendendo varie zone interne colombiane pericolose, per i turisti, per i residenti, per i trivellatori.

Dodici anni fa è arrivata una sorta di tregua attorno a La Macarena fra i ribelli del FARC e il governo, grazie all’aumento della presenza delle forze armate centrali. Visto che c’era un po’ più di sicurezza garantita dai militari, piano piano sono aumentati i turisti. La pace finale fra Bogota’ e quelli del FARC è arrivata nel 2016, da quello stesso anno il numero di turisti nella zona è aumentato vertiginosamente. Nel solo 2017 sono arrivati in quindicimila per vedere il fiume arcobaleno.

Ma nel 2009 era già arrivata Hupecol, una sussidiaria colombiana della Dan A. Hughes Company of Beeville in Texas a fare ispezioni sismiche per cercare petrolio nella città di San Vicente del Caguán, non lontano da La Macarena e da Caño Cristales. I risultati erano stati promettenti, e la Huepecol decise di trivellare pozzi permanenti.Il governo di Colombia aveva prima assegnata loro una concessione ma a causa di forti pressioni popolari, questa venne poi revocata nel 2016 per proteggere Caño Cristales. La gente accolse questa decisone con grande fervore, visto che erano tutti preoccupati, giustamente, dell’inquinamento e che il Caño Cristales potesse diventare nero invece che restare un arcobaleno colorato. Oltre al turismo nascente qui la gente vive di agricoltura e di pastorizia. Un poster anti trivelle la dice lunga: “Prima era la guerra con FARC, ora è guerra con il fracking”.

Caño_cristales

E non c’è solo il fiume arcobaleno. C’è la foresta tutto attorno dove vivono giaguari e leopardi, ci sono coccodrilli e delfini, c’è una enorme biodiversità che sarebbe messa a duro rischio dalle trivelle. Si contano qui 50 specie diverse di uccelli acquatici, quattro specie di serpenti d’acqua, 150 di pesci, e ogni tanto ne viene fuori qualcuno finora sconosciuto alla scienza.

Ma sopratutto è l’umile Macarenia clavigera che è a rischio e che preoccupa i residenti perché questa pianta è il motore di tutta l’attività turistica della zona. È una pianta che cresce solo qui, sulle sponde del fiume la cui acqua è leggermente acida e non ricca di sostanze nutritive.  È evidente che nessuno sa come tutti i delicati equilibri pittorici potrebbero reagire al cambiamento della composizione chimica dell’acqua a causa di anche un modesto inquinamento da petrolio.

Quelli della Huepecol dicono (e cos’altro potrebbero dire?) che è tutto apposto, perché le trivelle sarebbero a 68 chilometri da qui e perché non è loro intenzione utilizzare la tecnica del fracking, ma “solo” di usare trivelle normali. Come se tutto questo fosse una garanzia.

Un gruppo di dissidenti delle FARC hanno affermato di non rispettare l’accordo di pace firmato nel 2016 e che potrebbero riprendere azioni di guerriglia proprio attorno a La Macarena. Le trivelle avrebbero vita difficile. In un certo senso, per quanto contorto, questo è un punto a favore di Caño Cristales.

L’ultimo personaggio di questa storia siamo invece tutti noi. Il microclima attorno a Caño Cristales cambia, con o senza trivelle. Ci sono sempre più di frequente periodi asciutti durante la stagione delle piogge e sempre più piogge durante la stagione secca. Si teme che queste siano manifestazioni dei cambiamenti climatici che potrebbero distruggere i delicati equilibri di Caño Cristales.

Trivelle, guerriglia, cambiamenti climatici. Povera natura. Poveri noi.

TG DV


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