Il filo di canapa che ci unisce
“Nel giugno 1998, l’ONU annunciò una strategia di 10 anni per ottenere “risultati misurabili” nella lotta contro le droghe, compresa una “riduzione significativa” della coltivazione di cannabis, coca e papavero da oppio per l’anno 2008.
Il 10 marzo 2008, la Commissione sugli Stupefacenti dell’ONU si incontrerà a Vienna per rivedere i risultati di questa strategia. (Nel momento in cui scriviamo ancora non è successo). Negli ultimi 10 anni, la guerra alle droghe ha fallito, di nuovo. Il consumo di droghe può causare problemi, ma il proibizionismo causa disastri. Milioni di persone sono criminalizzate, miliardi di euro sono spesi in una guerra inefficace e improduttiva. Gli sforzi di riduzione del danno e di promozione di un uso responsabile delle droghe sono attivamente ostacolati dai governi. Nel frattempo, il mercato delle droghe rimane nelle mani della criminalità organizzata, i cui enormi guadagni distorcono l’economia globale e generano corruzione diffusa. Le politiche sulle droghe dovrebbero essere una questione di sanità pubblica, non di sicurezza. Chiediamo all’ONU di stabilire il diritto di ogni cittadino adulto del mondo di coltivare e possedere piante naturali per uso personale e scopi non commerciali, usando tutta l’attrezzatura tecnica disponibile per questo. Allo stesso tempo, singoli paesi potrebbero consentire esperimenti con politiche sulle droghe non basate sulla proibizione”. È in sintesi quello che chiede l’European Coalition for Just and Effective Drug Policies (ENCOD), un network pan-europeo che attualmente conta più di 200 organizzazioni e singoli esperti impegnati quotidianamente sulla questione delle droghe.
Il 7, 8 e 9 marzo l’Encod ha organizzato una tre giorni di proteste, conferenze e dibattiti e concerti, ricche di colore, di allegria, ma anche e soprattutto di argomentazioni e di reali proposte alternative al proibizionismo.
Million Marijuana March
C’è un filo che lega tutte le proteste globali, è con lo stesso spirito e con gli stessi contenuti che ci avviciniamo al consueto appuntamento con la Global Marijuana March, il 3 Maggio si svolgerà come ogni anno a Roma la tradizionale parata antiproibizionista, la Million Marijuana March, unica nel suo genere perché è una marcia mondiale, che raccoglie in tre semplici punti la partecipazione di un gran numero di organizzazioni, gruppi musicali, carri e moltissimi singoli e singole che da anni partecipano attivamente e con piacere a quest’evento.
I tre punti condivisi in tutto il pianeta sono i seguenti:
• Fine delle persecuzioni per consumatori e consumatrici di cannabis.
• Il riconoscimento immediato del diritto all’uso terapeutico per i/le pazienti.
• Diritto a coltivare liberamente una pianta che cresce in natura ed è parte del patrimonio botanico del pianeta che appartiene al genere umano.
Siamo lieti del fatto che la versione italiana giunta all’ottava edizione è cresciuta ogni anno di più fino a diventare una delle più partecipate e riuscite al mondo e che coinvolge decine di migliaia di persone ogni anno e vede molti carri musicali avvicendarsi e dare vita ad una straordinaria parata.
Nel 2006 è stato introdotto un “codice di autoregolamentazione” che ha dato i suoi effetti e ha reso possibile lo svolgimento delle street parade senza i problemi che normalmente affliggono gli eventi di questo tipo: non ci sono scritte sui monumenti, non sono vendute bottiglie di vetro, nessuno si fa fa male. Il consumo è abbastanza consapevole e negli ultimi anni grazie anche all’informazione consapevole fatta prima e durante l’evento. La buona riuscita della street è possibile anche grazie alla partecipazione diretta di singoli e gruppi, suggerimenti e aiuti giungono da ogni parte d’Italia: contributi di ogni tipo, mail agli amici, volantini fotocopiati e appesi nei bar di provincia, organizzazione di pullman, diffusione del messaggio nelle radio, partecipando con il proprio carro alla parata, replicando il banner sul proprio sito o finanziandola.
Il sistema della proibizione globale delle droghe sta perdendo credibilità. La causa principale è il fatto che la produzione, il commercio e l’uso illegale delle droghe sono aumentati ovunque invece di diminuire. La guerra alla droga non può essere vinta. E’ un’impresa che si auto-perpetua e che provoca danni enormi su una scala globale. Queste critiche le rivendichiamo da anni e sono sostanzialmente inascoltate, qualcosa si muove a livello europeo, soprattutto per iniziative di singoli Paesi che tra mille difficoltà tentano un approccio più scientifico al problema.
Ma quanto costa il proibizionismo?
Sulla scia del manifesto per la legalizzazione della cannabis, firmato da 500 famosi economisti Usa (tra cui i premi Nobel Ackerlof, Smith e Friedman), anche in Italia s’iniziano a fare i conti in tasca al proibizionismo. Esso non solo richiede l’impiego di risorse di polizia, magistratura e carceri, ma, soprattutto, è ideologicamente incompatibile con l’imposizione di tasse sul commercio delle droghe. L’esercizio contabile, sviluppato da un economista della Sapienza, consiste appunto nel calcolare quale sarebbe stato il beneficio per l’erario italiano se la normativa applicata per la vendita dei tabacchi fosse stata estesa anche alle droghe. Anticipandone sommariamente i risultati, è stato calcolato che dal 2000 al 2005 il proibizionismo sia costato circa 60miliardi di euro (in media dieci all’anno), di cui circa 8miliardi all’anno in termini di mancate tasse sulle vendite (ovviamente soprattutto di cannabis) e 2miliardi all’anno di spese per l’attività repressiva. Nel prossimo numero pubblicheremo i risultati della ricerca, che farebbero impallidire qualsiasi Ministro delle Finanze.