Il dottor Cinquini è stato nuovamente arrestato (ma la storia è molto diversa da come l’hanno raccontata)
Possono 300 grammi di marijuana diventare più di 82 chilogrammi sui giornali? In Italia evidentemente si, grazie ai comunicati gonfiati dei carabinieri e alla nota negligenza dei giornalisti nostrani, sempre pronti a sputare sentenze quanto pigri quando si tratta di verificare i fatti.
L’ennesima prova ci è giunta in questi giorni in seguito al nuovo arresto subito dal “dottor cannabis” Fabrizio Cinquini. Il medico toscano – che da tempo coltiva cannabis alla luce del sole per le sue ricerche – è stato nuovamente fermato per possesso di marijuana. I carabinieri lo hanno fermato mentre si trovava in auto ed aveva con sé una trentina di grammi di cannabis. Nella successiva perquisizione domiciliare, secondo i giornali locali, sarebbero stati rinvenuti la bellezza di 82 chilogrammi di marijuana.
Praticamente un narcotrafficante, se non fosse che la sostanza rinvenuta a casa era cannabis light, quella legale a contenuto non psicoattivo di THC. A raccontarlo a Dolce Vita è il suo avvocato difensore, Carlo Alberto Zaina: «Gli 82kg riportati erano di proprietà della moglie. Si trattava di cannabis light legale, che la moglie custodiva in quanto socia di una azienda agricola che produce canapa». A confermare indirettamente la linea difensiva è stato lo stesso giudice che – evidentemente convenendo sulla condotta lecita della signora Cinquini – l’ha prontamente rimessa in libertà senza alcun obbligo di firma.
In pratica la quantità di “vera” cannabis sequestrata al dottor Cinquini è stata di 300 grammi totali (tra quella detenuta in auto e a casa), oltre a una sessantina di piante, ancora non mature, che il dottore da sempre – e senza nascondersi – coltiva per fini di ricerca.
Cinquini, dopo essere stato fermato, è stato anch’egli rimesso in libertà con il solo obbligo di firma. Ora il giudice dovrà stabilire se mandarlo nuovamente a processo, dopo che nello scorso febbraio ha subito una condanna definitiva a due anni e otto mesi di carcere.
Fabrizio Cinquini da anni si batte per affermare le doti terapeutiche della cannabis. Lui che le ha scoperte direttamente su di sé, quando lo aiutò a guarire dall’epatite C contratta nel 1997 mentre prestava servizio su un’autoambulanza, da allora non hai mai nascosto le sue intenzioni di coltivare diversi ceppi di cannabis medicale, da lui stesso selezionati per il trattamento di diverse patologie. Nonostante i nuovi guai giudiziari siamo certi che la sua battaglia per la ricerca e la libertà di cura non si fermerà qui.