“Il diesel non è green”: la prima sentenza italiana contro la pubblicità ingannevole
L’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato ha emesso una sanzione di 5 milioni di euro nei confronti di Eni, il colosso energetico italiano a prevalente capitale pubblico, per la diffusione di messaggi pubblicitari ingannevoli utilizzati nella campagna promozionale che ha riguardato il carburante Eni Diesel+ , che ha inondato giornali, televisione, radio, cinema, web e stazioni di servizio dal 2016 al 2019.
Il reato sta nell’aver attribuito al prodotto nel suo complesso vanti ambientali che «non sono risultati fondati». Il messaggio infatti pubblicizzava un diesel bio, green e rinnovabile, che «riduce le emissioni di gas serra fino al 40%». Si tratta della prima sentenza italiana contro il greenwashing.
«Non esiste il diesel green, prodotto con olio di palma o altre colture alimentari perché causa la deforestazione, – ha dichiarato Veronica Aneris, responsabile Transport & Environment (T&E) in Italia –. Le compagnie petrolifere devono smettere di cercare di indurre in errore cittadini e politici con il falso claim del diesel che rispetta l’ambiente e la salute. Dovrebbero invece investire in soluzioni realmente sostenibili, come l’elettricità rinnovabile e i biocarburanti avanzati e il governo deve fare la sua parte nello spingere le multinazionali dei fossili a dare il giusto contributo nella transizione a emissioni zero».
Lo scorso marzo, la stessa Unione Europea ha stabilito che l’olio di palma non può essere considerato un combustibile verde e non va incentivato proprio perché causa la deforestazione.