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Il crimine più grande

Img5_Andrea Trisciuolgio in commissione Giustizia

Il crimine più grande è certamente restarsene con le mani in mano, soprattutto quando si ha la possibilità non solo di parlare ma anche di agire.

A tal proposito vi raccontiamo quanto avvenuto lo scorso 26 maggio a Roma, presso l’Aula di Commissione Giustizia, in occasione delle audizioni in merito all’esame delle proposte di legge recanti disposizioni in materia di legalizzazione della coltivazione, della lavorazione e della vendita della cannabis e dei suoi derivati.

Con piacevole sorpresa, seppure con pochissimi giorni di preavviso, abbiamo ricevuto l’invito a partecipare tra gli “esperti” che si riunivano a discutere di cannabis…

Cannabis, lasciatecelo dire, un modo generico per descrivere un universo. O no? Si riunivano quindi in Parlamento per parlare di ciò che riguarda direttamente noi malati ma anche di quanto appartiene a te lettore amante di questa stupefacente pianta, che sfogli le pagine di questa rivista e che per fortuna non conosci o non vivi direttamente una patologia.

Tu che magari eri all’IndicaSativa Trade di Bologna, pochi giorni prima, e sei passato dal nostro stand per salutare, o tu che non vedi giusto il separare delle lotte e quindi non ci sono malati, c’è solo il diritto di tutti… O tu che vivi una malattia neurodegenerativa e che vedi allontanarsi progetti, sogni e a causa della rottura biografica avvenuta durante la diagnosi vedi allontanarsi anche i sogni e i progetti di chi ti sta intorno e per te darebbe la vita stessa.

Armati di sedie a rotelle, stampelle, documentazione e (ovviamente) “terapie” ci siamo diretti di mattina presto verso le rispettive stazioni pugliesi per poi ritrovarci, in più tappe, e procedere verso Roma con la speranza di trovare davanti alla sede del Parlamento anche gli altri che avevano ricevuto l’accredito per partecipare all’incontro. Da qui in poi, sul nostro canale Youtube e quindi anche sui nostri social e sito internet, abbiamo pubblicato volontariamente quanto ci riguardava e invitiamo a trovare un po’ di tempo per visionare tutti gli interventi, non solo il nostro, anche direttamente dal sito della Camera attraverso questo semplice link che potete digitare sul vostro smartphone: www.webtv.camera.it/evento/9526.

Nelle due ore e mezzo di interventi tutti i tecnici hanno alzato le mani sull’uso terapeutico e nessuno ha avuto da ridire in merito, nemmeno sui dosaggi e le patologie trattabili. Abbiamo avuto modo di intervenire anche noi e abbiamo riportato le reali situazioni di migliaia di persone che richiedono l’accesso alla cannabis come cura o come sostegno alla propria patologia. L’obiettivo primario è garantire un’omogeneità su tutto il territorio nazionale e che accada per ogni regione quanto avviene nella nostra regione e per l’occasione abbiamo portato e consegnato nelle mani di tutti i presenti una copia dell’ultima legge regionale pugliese (512 del 19 aprile 2016 pubblicata sul sito ufficiale della Regione Puglia) alla quale abbiamo collaborato e spinto per inserire altre patologie oltre a quelle menzionate nel decreto sulla Cannabis della Lorenzin del novembre 2015.

Infatti, seppur tra burocrazia e iter dannatamente farraginosi, in Puglia è possibile ricevere gratuitamente la cannabis anche per l’autismo, l’epilessia farmaco resistente, i parkinsonismi atipici. Durante gli interventi abbiamo manifestato il nostro disappunto più volte e più volte abbiamo disobbedito alla richiesta di restare in silenzio, soprattutto quando si parlava di cannabis e “dosi”, di effetti psicotropi pari all’LSD. E sulle dichiarazioni che il 35% degli incidenti stradali viene causato dagli effetti del THC abbiamo addirittura abbandonato l’aula in segno di protesta, urlando a gran voce che certe affermazioni non potevano essere certamente tollerate o considerate reali. Il ricordo più intenso di quel momento è il ripensare agli occhi degli usceri e di alcuni dei tecnici che manifestavano espressamente stupore: ci alzavamo, prendevamo le stampelle, spingevamo velocemente le sedie per uscire quanto prima e chiusa la porta ci invitavano a restare. Per continuare a fare quello che stavamo facendo ma senza darla vinta a chi invece voleva proprio che andassimo via. A quel punto, dopo alcuni minuti, siamo rientrati e abbiamo (sempre con viva partecipazione) assistito al resto degli interventi.

Nel ricordo di Marco Pannella abbiamo iniziato dicendo appunto che “il crimine più grande è restare con le mani in mano”. Con la stessa convinzione affermiamo che tutte le più grandi battaglie sono partite dal basso e le più importanti sono state vinte quando in campo sono scesi i malati. Gli stessi che oggi si curano o chiedono di farlo legalmente, con prodotti standardizzati e con il supporto di un medico informato… Animale questo assai raro.

Marco Pannella è morto, le sue battaglie no.



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