Il Commando
È stato necessario un (lungo e sferzante) post pubblicato sul profilo Facebook per placare i numerosi commenti sulla dipartita di Heskarioth dal gruppo, per altro annunciata con l’apprezzabile riserbo di chi ha fatto questo da sempre in modo totalmente indipendente e personale, con scelte stilistiche ed artistiche che mai hanno perseguito un fine edonistico o la ricerca di un consenso ampio.
HESKARIOTH HA ABBANDONATO IL GRUPPO PER MOTIVI PERSONALI. A DIFFERENZA NOSTRA CHE SIAMO SEMPRE STATI PRESI BENE A FARE…
Posted by DSA COMMANDO on Martedì 6 maggio 2014
“A noi non frega un cazzo” – diceva in soldoni – “delle opinioni altrui sulla nostra musica. Noi portiamo avanti le nostre idee sino in fondo con o senza consenso“. E, aggiungeremmo, senza depravare lo spirito che li muove sulla scena come entità fiera e peculiare dell’underground italiano – baluardi cui aggrapparsi in un movimento che spesso rincorre, omologandosi, tendenze e freddi numeri. I DSA Commando sono fuori con “Sputo“, il primo disco dopo l’abbandono al rap del suo interprete con l’indole forse più disturbata e disturbante – effettivamente una mancanza non da poco, anzi, ma che in fondo non suona determinante.
Senza bandiere, né stemmi, né stratagemmi
Così la “nuova” formazione conta Sunday alle macchine e MacMyc, HellPacso e Krin183 al microfono. L’assenza di Heskarioth non ha scalfito la percezione che il Commando faccia perno su un impianto collaudato e rinvigorito dalla continuità strutturale delle release, imperniate tutte su un sound granitico ed una presa di coscienza della civiltà fuori dal comune, mescolata all’angoscia per le frequenti narrazioni distopiche. Con quella attitudine marcatamente underground che magari non è stata il passepartout per le “cerchie buone” del rap italiano – per quanto di quelle cerchie, probabilmente, a loro freghi un cazzo – ma ne ha accresciuto il rispetto in generale. Per questo, la collaborazione del Danno – lucida mente di quel capolavoro di cyberpunk-rap che è “Numero 47” – profuma di investitura, in quell’ideale mondo dell’Hip Hop in cui “il vero riconosce il vero“.
“Sputo” certifica l’abilità, risaputa e riconosciuta, di scavare nelle debolezze e le amoralità della struttura che li circonda, che i DSA sanno trasfigurare in uno scenario crudo e splatter, sia nelle liriche che nelle grafiche ufficiali. Il doloroso cambio di line-up non ne ha scalfito lo spirito primigenio, tutt’altro, e i quattro savonesi continuano a vivere la propria musica senza “bandiere, né stemmi, né stratagemmi“. E, per farlo, si sono concentrati sul lato puramente tecnico, dove i tre mc’s hanno accumulato la giusta consapevolezza, e hanno sviluppato i propri punti di forza.
Un principio etico e morale
Si racconta che ai live dei DSA Commando si conti su un pubblico eterogeneo e che lo scenario sia quello tipico dei concerti hc. Il sano pogo è accentuato dalla prestanza dei ritornelli e ogni produzione di Sunday è praticamente aggredita da Krin183 e soci, che si impongono sui beats con entrate devastanti. In quattro, nel lavoro per arrivare a “Sputo“, si è lavorato forte su questo e su una traccia musicale meno noise di prima, ma più riverberata. Il tour previsto per il nuovo album potrà solo che confermare la tenuta di pezzi come “Children of Dog“.
Più o meno verso l’epilogo, localizzata alle tracce 13 e 14, troviamo riassunta la cifra emozionale di “Sputo“, racchiusa nella verve fendente contro la pietas cristiana di “Nel nome di nessuno” e nella palpitante “Balaclava“, brano-manifesto sul writing. In due episodi troviamo i cardini dello spirito-DSA: antagonismo e fierezza, anarchia e underground, credibilità e coerenza. E una viscerale forma di rispetto nei riguardi dell’Hip Hop, ossequiato come un impegno etico e morale in primis verso se stessi, poi verso tutto il resto. E voi, ce l’avete una vaga idea di cosa sia un principio etico e morale?