Il Colorado si appresta a limitare il diritto all’autoproduzione di cannabis
Il Colorado si appresta a limitare il diritto all’autocoltivazione di cannabis per uso personale. La camera dello stato ha approvato infatti una norma che limita il diritto per i malati a coltivare cannabis, abbassando a 12 il numero massimo di piante coltivabili legalmente rispetto alle 99 attualmente concesse.
UNA MISURA “CONTRO IL MERCATO NERO”. La motivazione ufficiale addotta è quella di limitare i possibili abusi ed evitare che da un numero eccessivo di piante concesse possa derivare un nuovo tipo di mercato nero, nel quale i coltivatori in possesso di ricetta medica rivendono la cannabis raccolta dalle piante legalmente coltivate. Un altro motivo – secondo quanto dichiarato da un ufficiale di polizia all’Associated Press – è quello che l’odore delle piantagioni di cannabis, quando queste sono collocate in contesti residenziali, disturba il vicinato. Motivo per il quale in molte aree urbane del Colorado i sindaci avevano già provveduto ad abbassare il numero di piante coltivabili per decreto.
L’OMBRA DI DONALD TRUMP. Ma queste non sono le uniche motivazioni. «Nel momento in cui a livello federale aumenta l’incertezza sulla legalizzazione della cannabis è nostro obbligo procedere anche a misure limitative per proteggere la legge del Colorado», ha dichiarato il consigliere del governatore dello stato Mark Bolton. Nei giorni scorsi, infatti, diversi membri del governo americano guidato dal presidente Donald Trump, con in testa il ministro della Giustizia, Jeff Sessions, hanno affermato di voler combattere la legalizzazione della cannabis obbligando gli stati a rispettare la legge federale, che ancora classifica la cannabis come droga illegale.
LE PROTESTE DELLA NORML. La legge del Colorado fino ad ora era la più permissiva, con il suo diritto a coltivare 99 piante per chi è in possesso di ricetta medica, limite che in tutti gli altri stati Usa è più basso. Tuttavia gli attivisti della NORML (la principale associazione antiproibizionista Usa) hanno criticato la riforma, che rappresenta «un passo indietro che torna a criminalizzare condotte che erano state legalizzate e che rischia di costringere i malati che utilizzano la cannabis per curarsi a ricorrere al più costoso mercato commerciale, o peggio al mercato nero».
AUTOPRODUZIONE VS BUSINESS. Nessun cambiamento è per ora previsto per quanto riguarda l’autoproduzione di cannabis a scopo ricreativo (cioè da parte di chi non è in possesso di ricetta medica), la quale continua ad essere consentita nel limite di sei piante che era stato fissato nel 2013. Anche se è diffuso il timore che tutta la disciplina dell’autoproduzione sia complessivamente sotto attacco, stretta tra l’incudine del proibizionismo di ritorno a Washington e l’incudine delle sempre più grandi e potenti aziende della marijuana legale, che vedrebbero di buon occhio la riduzione del diritto all’autocoltivazione, vissuto come un freno al business della cannabis venduta nei dispensari.