L’Italia è un paese che diventa sempre più stupido e ignorante, nel quale si coltivano retoriche insostenibili; non c’è infatti conformismo peggiore di quello politico nato a sinistra e fatto proprio anche dalla destra. Nell’immediato dopoguerra il cinema che si sviluppò e che fino agli anni 80 produce capolavori strepitosi fu caratterizzato dalla figura di PierPaolo Pasolini e dalla sua, se così si può definire, personalità ambigua e iridescente. Il film che lui stesso considerò il più riuscito fu “Uccellacci uccellini” che uscì nelle sale cinematografiche nel 1965. L’opera presentataci da Pasolini è un’analisi atroce della fine di un periodo della nostra storia non ancora superato e perfettamente attuale dove l’euforia della civiltà capitalista oscura i veri valori e l’uomo si trova smarrito all’interno di un contesto storico impazzito.
“Il cammino inizia e il viaggio è già finito” è la martellante frase che spezza l’infinito cammino di due borghesotti, interpretati da Totò e Ninetto Davoli, nelle periferie degradate della Roma anni 60; i due sono accompagnati da un corvo, specchio fedele dell’animo dell’autore. La magistrale colonna sonora del film è curata da Ennio Morricone e si distingue per originalità ed innovazione. Oggi, a mio avviso, il film va riproposto e approfondito perché non esiste analisi cinematografica tanto efficace sugli aspetti sociali come quella proposta da Pasolini, che ci ricorda: “La morte non è nel non poter comunicare, ma nel non poter più essere compresi” ed è proprio questo il cancro di questa società.
a cura di Giampaolo Berti