Il ciclone Idai è una delle peggiori catastrofi legate al clima
Il ciclone Idai che ha colpito due settimane fa Mozambico, Malawi e Zimbabwe è tra i più devastanti mai verificatesi nell’emisfero meridionale. Nonostante Idai non sia stato il più intenso in assoluto in termini di velocità del vento, catastrofici sono invece i danni che ha provocato. Danni, chiariamolo, che non è ancora possibile stimare. Si ritiene però che oltre 2,6 milioni di persone siano state interessate dal ciclone.
Non solo il numero di morti è destinato a salire in quanto molte delle aree colpite restano tuttora inaccessibili, ma le conseguenze a lungo termine saranno probabilmente incalcolabili. L’Onu ha avvertito che è pronta a scoppiare una «bomba a orologeria di acqua, fognature e sevizi igienici». Mesi dopo l’evento, le persone nei paesi più poveri, come il Mozambico, spesso muoiono a causa di effetti a catena – malnutrizione e malattie infettive, ad esempio – ma queste morti non verranno registrate come connesse al disastro e, come spesso accade, saranno dimenticate dalla copertura mediatica.
Nel frattempo l’Unicef parla di almeno un milione di bambini – e delle loro famiglie che «versano condizioni estremamente difficili a seguito delle piogge torrenziali e delle catastrofiche inondazioni». Un’emergenza che negli ultimi decenni si è intensificata nelle proporzioni e la cui potenza è destinata a crescere.
Ciò è in parte dovuto alla crescita della popolazione, in particolare nelle regioni costiere che subiscono gli effetti peggiori dei cicloni che per formarsi hanno bisogno del mare. L’altro motivo è rintracciabile nel cambiamento climatico. Negli ultimi 70 anni, c’è stata una leggera diminuzione del numero di cicloni tropicali, ma poiché la superficie dell’oceano si sta riscaldando, quando si formano le tempeste, queste tendono a intensificarsi rapidamente.
Il ciclone tropicale si forma come conseguenza del calore liberato dall’oceano (la temperatura dell’acqua deve essere vicina ai 30° per almeno 50 metri di profondità): l’evaporazione del mare libera calore attraverso la condensa e quindi l’aria diventa più calda e tende a salire verso l’alto. Le forze di rotazione della Terra creano un movimento rotatorio di queste masse di aria calda, che origina venti in grado di raggiungere velocità di centinaia di chilometri all’ora (nel caso di Idai, 315 chilometri orari nel momento di massima velocità).