Il CBD è stato escluso dalla lista delle sostanze dopanti
Il CBD, cannabinoide di cui si continuano a scoprire e indagare le proprietà mediche e terapeutiche, è stato tolto dalle sostanze dopanti. Nella nuova lista che è stata pubblicata sulla Gazzetta ufficiale non è infatti presente, come era stato previsto da un decreto emanato a giugno 2019.
La decisione fa seguito al fatto che era stata l’Agenzia Mondiale Antidoping ad escludere il CBD dalle sostanze proibite a partire dal primo gennaio 2019 e probabilmente è stata favorita dal fatto che sono sempre di più gli atleti che si affidano alle doti del CBD, ma anche della canapa alimentare, per rimanere in forma e recuperare meglio dopo gli sforzi fisici.
Poco dopo la UFC, la lega di arti marziali miste, aveva dichiarato di aver raggiunto un accordo con l’azienda canadese Aurora per svolgere ricerca clinica per studiare la relazione tra i prodotti a base di CBD e il benessere degli atleti.
Infatti sia negli USA che in Europa viene utilizzato dagli sportivi di diverse discipline soprattutto per le sue doti analgesiche e antinfiammatorie. Oltreoceano il cannabinoide è ormai presente in decine di prodotti da quelli alimentari alle bibite, passando per prodotti topici come creme e tinture, che possono essere spalmate localmente, fino ai più classici oli da ingerire.
In generale, se gli effetti del THC sono stati ampiamente provati dalla scienza, per il CBD c’è bisogno di maggiore ricerca, anche se i dati aneddotici sembrano supportare questa possibilità. A livello di ricerca scientifica c’è uno studio che racconta come una crema a base di CBD splmata sulle articolazioni dei ratti affetti da artrite potrebbe aiutare a curare il loro disturbo riducendo l’infiammazione. Un altro ha scoperto che il CBD potrebbe anche ridurre il dolore dell’osteoartrite. I ricercatori hanno dimostrato che i ratti erano in grado di sopportare più peso sugli arti affetti e avevano meno infiammazione nelle articolazioni dopo aver assunto il CBD.
Quindi rimane una possibilità aperta, che potrebbe ad esempio rimpiazzare gli oppiacei di cui fanno un largo uso i giocatori dell’NFL.