Terapeutica

Il cannabinolo può bloccare il cancro al seno

Grafica che mostra le cellule cancerogene all'interno di un senoUn componente della cannabis potrebbe fermare la diffusione delle metastasi del cancro al seno, e forse del cancro in generale. È quanto sostengono i ricercatori del California Pacific Medical Center Research Institute, secondo i quali l’uso del cannabidiolo potrebbe in futuro proporsi come valida alternativa alla chemioterapia. Il cannabidiolo, infatti, è in grado di bloccare un gene chiamato Id-1, che è ritenuto il responsabile della diffusione aggressiva delle cellule cancerose al di fuori del tumore originale. In una parola, della metastasi. Studi passati avevano già dimostrato l’efficacia del cannabidiolo nel bloccare l’aggressività del cancro al cervello, ma ora si è scoperto che ha lo stesso effetto sul tumore al seno, aprendo nuove prospettive nella cura a tutti i tipi di tumori.

“Fino a oggi – ha spiegato alla Bbc il capo dei ricercatori, Sean McCallister – avevamo uno spettro di opzioni molto limitato per le forme aggressive di cancro, che si fondano sostanzialmente sulla chemioterapia, che può essere estremamente tossica per il paziente. Il cannabidiolo offre la speranza di una terapia non tossica che potrebbe ottenere gli stessi risultati senza effetti collaterali”.

La ricerca, avverte tuttavia Joanna Owens, dell’istituto Cancer Research del Regno Unito, è ancora al primo passo: “Dobbiamo ancora capire se il cannabidiolo è sicuro, e se gli effetti benefici sono replicabili. Molti farmaci anticancro sono già basati su vegetali e usati frequentemente, come la Vincristina, derivata da un fiore chiamato Madagascar Periwinkle, usata per il tumore al seno e per quello al polmone. Sarà interessante appurare se anche il cannabidiolo sarà tra questi”. Naturalmente, tengono a precisare gli scienziati, il cannabidiolo non è la cannabis: non è una sostanza psicotropa, e il suo uso non viola alcuna legge. “Non stiamo suggerendo ai pazienti di fumare marijuana – mettono in chiaro i ricercatori – anche perché è altamente improbabile che si raggiunga la quantità di cannabidiolo necessaria fumando cannabis”.



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