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Il biocarburante che viene dalla canapa

Il biocarburante che viene dalla canapaNell’ambito di un’équipe di ricerca più vasta, due ricercatori dell’ENEA, Nicola Colonna e Daniela Cuna, hanno recentemente condotto uno studio atto a trovare delle alternative valide di specie vegetali per la produzione di biofuel in Italia per il settore aeronautico militare. Nell’ambito di questa ricerca, sono emersi interessanti proprietà ed applicazioni della canapa.

Il progetto è nato su spinta del Ministero dell’Ambiente, ma ha portato avanti una collaborazione con vari enti, tra cui il Ministero della Difesa e il CNR. Si è infatti sfruttato il finanziamento obbligatorio da parte delle compagnie aeree per lo studio di biocombustibili di origine vegetale nel settore aeronautico. Gli standard da applicare al settore aeronautico militare sono elevatissimi, pertanto le restrizioni da seguire sono molteplici. Si è dovuto inoltre far combaciare le necessità commerciali e tecnologiche, con quelle del settore agro-alimentare, molto sviluppato nel nostro Paese. Utilizzare ampi appezzamenti al solo scopo di produrre biomassa, andrebbe infatti a confliggere con la natura prettamente agro-alimentare della produzione italiana. Per questo motivo, il gruppo di ricerca ha voluto dare particolarmente attenzione a un approccio sinergico tra i due settori.

Il biocarburante che viene dalla canapa
ll trend di crescita dei biocombustibili (fonte: istituzioni scientifiche e agenzie internazionali)

Nello specifico, i ricercatori dell’ENEA hanno pensato a come rendere più remunerativo il processo di rotazione delle colture, tipico e necessario in agricoltura, ma spesso poco allettante economicamente per l’agricoltore. Questo processo consiste infatti nell’alternare una coltura di produzione alimentare, che sfrutta quindi le risorse del terreno, con altre colture non necessariamente a uso alimentare, ma che sono in grado di restituire nutrienti al terreno così che si non si impoverisca eccessivamente. La rotazione completa avviene con cicli annuali, per quattro anni, in modo che si possa nuovamente produrre la stessa coltura a distanza di tre anni l’una dall’altra.
Ecco quindi che entra in gioco la canapa. Questa pianta, infatti, ha diverse caratteristiche che la renderebbero eccezionale nell’impiego durante le fasi di rotazione “no-food”, pur avendo un elevato valore di mercato, in quanto si potrebbe utilizzare l’intera pianta (non solo i semi) per ottenere biomassa da cui ricavare oli adatti alla produzione di biofuel. La canapa è infatti una pianta “rustica”, in grado di sopravvivere in terreni difficili, di restituire nutrienti al terreno, di eliminare contaminanti dal suolo ed è appetibile per il mercato industriale, fornendo quindi un’entrata notevole agli agricoltori, anche nella fase di rotazione che prevede il “no-food” e che quindi normalmente rende molto poco.

L’impiego dei semi per l’estrazione di oli è già molto noto, mentre meno diffuso è l’impiego dell’intera pianta per produrre biomassa da cui, tramite una serie di processi, tra cui quello di transesterificazione, ricavare il combustibile. Questo genere di processi è infatti conveniente più su larga scala che non in piccolo e, data la conformazione degli appezzamenti Italiani e l’organizzazione degli stessi, ne è ancora poco diffuso l’impiego.

Nel corso dell’ultimo anno e mezzo, lo studio di Colonna e Cuna ha quindi coinvolto una serie di specie vegetali, tra cui la canapa, proprio per trovare quelle più adatte alle diverse esigenze locali, che nella geografia del nostro Paese variano enormemente da nord a sud. Attualmente, questa ricerca che è partita con delle solide basi teoriche, si sta gradualmente trasformando in qualcosa di più pratico e applicabile, con la caratterizzazione biochimica degli oli e dei combustibili prodotti, in base alle caratteristiche richieste dall’aeronautica militare. Nei prossimi mesi verranno presentati ufficialmente i risultati che, sperano i ricercatori, porteranno a una seconda fase del progetto più ampia e articolata, in virtù di un’economia verde e sostenibile a tutto tondo.

Lo scopo ultimo, non è infatti solo la produzione di biofuel da piante come la canapa, ma anche di fornire al contempo agli agricoltori italiani un altro mezzo di produzione e di introito valido ed utile a loro e all’ambiente.

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