Il Bambino si è fatto Uomo
Era il 2005, credo fosse estate inoltrata, e il rap italiano accennava un timido risveglio dopo anni di buio più o meno totale. Ad un anno da “Pacco”, quello che rimane l’ultimo disco sotto il nome La Famiglia, Polo non si era ancora trasferito a New York, e da Napoli lanciava la compilation “Napolizm vol.1”, un resoconto del movimento underground partenopeo. Ricevetti il progetto dalle sue stesse mani: dalla tracklist, composta da inediti, remix o brani già pubblicati, spiccava il ritorno di Speaker Cenzou, con l’incessante extrabeat de “La prima regola”.
Luoghi
Piazza San Domenico Maggiore, in pieno centro storico, è stato uno dei miei primi approdi nella città in cui ho studiato e continuo a vivere. La narrativa rap napoletana ha svelato che questo fosse il magico luogo della genesi della sua scena Hip Hop. A pochi passi, a metà del decumano maggiore, una statua ed una basilica riempiono la piazza che prende il nome dal Santo sepolto nella chiesa. A San Gaetano nasce e cresce Vincenzo Artigiano, che dopo aver fatto giovanissimo la conoscenza del rap, inizia a farsi chiamare Speaker Cenzou, ma anche Kenny D, oppure Enzuccio Rap, come viene etichettato nel rione. Con lo stesso Polo, con ShaOne e DJ Simi compone la prima formazione de La Famiglia, che però non ufficializzerà mai il connubio artistico – con tanti ringraziamenti dai superstiti di quella che sarebbe stata la massima espressione di tecnica applicata all’Hip Hop. Nemmeno maggiorenne incide il suo primo brano ufficiale, nell’iconico “Curre Curre Guagliò” dei 99 Posse. È il 1993, due anni dopo l’occupazione di uno stabile abbandonato in zona Gianturco, che da allora in poi sarà denominato Officina99. La carriera di Speaker Cenzou si legherà indissolubilmente a questi due luoghi.
Lucariello – Ekspo – Paura – Speaker Cenzou – ShaOne
in Piazza San Domenico Maggiore (via Noisey)
Bambino Prodigio
Vincenzo è un ragazzo sveglio e interessato. Ha la fortuna di vivere la sua adolescenza nel fermento napoletano di quegli anni, che lo incentiva a sviluppare una razionale forma di antagonismo. È giovane, ma sa scrivere di resistenza sociale e anticapitalismo: grazie agli studi, le letture e l’attivismo, non si lascia sopraffare dall’esuberanza giovanile e sa rifuggire facili slogan quando mette penna su carta. Manco immagina che “Rigurgito Antifascista”, la sua prima strofa incisa, sarà il brano-manifesto di movimenti e occupazioni e che continuerà a suonare ancora dopo venti anni come uno dei suoi scritti più lucidi e perspicaci. Grazie all’eco di quel brano e di quel disco, suonerà sui maggiori palchi d’Italia nella formazione allargata dei 99 Posse.
Al Primo Maggio di Roma del 2001, assieme ai 99 Posse e Pino Daniele
Sono i primi anni ’90 e l’Hip Hop è un fenomeno talmente circoscritto e poco esplorato che è complicato pensare di farlo diventare la propria ragione di vita. L’ostracismo dei genitori, dei professori e dello stesso quartiere che porterà in ogni suo disco, verte proprio sulla diffidenza verso un mondo ancora sconosciuto, che per primo Speaker Cenzou diffonderà a Napoli, senza mai abbandonarlo del tutto.
Educazione & Intrattenimento
Una testimonianza di quei tempi, raccolta da Rosario Dello Iacovo nel libro “Curre Curre Guagliò – Storie dei 99 Posse“, svela che Speaker Cenzou, prima ancora di fare la conoscenza di O’ Zulù e dei 99 Posse, compose con Polo un brano che si intitolava “Fuori il rap dai centri sociali” – una provocazione sul rap come mero mezzo di espressione delle posse, che non intendevano rivedersi negli ideali della cultura Hip Hop. Il pezzo scaturì discussione e dibattito tra le parti, ma era chiaro che Cenzou dell’Hip Hop amasse la portata universale del messaggio: col tempo fece propria la lezione del Teacher, esplicitandola nel verso “non lo faccio per divertimento / come KRS è educazione più intrattenimento“.
L’edutainment è il filo conduttore dei suoi due dischi solisti, “Il Bambino Cattivo” del 1996 e il successivo “Malastrada” del 1999. Cenzou dimostra di essere un rapper tecnicamente straordinario, capace di far convivere il dialetto napoletano ed un italiano mai banale. Nei progetti solisti concede più linee melodiche, vuoi per la preziosa collaborazione di Papa J e Meg, vuoi perché di quell’Hip Hop voleva sviscerarne l’essenza tutta. I suoi progetti in solitaria vengono pubblicati da due etichette (Flying Records il primo, BMG il secondo) e fanno numeri incredibili per l’epoca: IBC vanta addirittura più di 10’000 copie vendute. È giovane, ha talento e ha una bella esperienza alle spalle: è un bel boccone per gli squali discografici cui poi dedicherà i versi più caustici mai scritti, in “Fino a Mo“.
“venduto come Kunta Kinte alla Flying Records aka la merda della gente”
Silenzio
Nello stesso anno de “Il Bambino Cattivo“, Cenzou partecipa alla posse-track più potente di sempre: è infatti uno dei Messaggeri della Dopa e da allora sarà riconosciuto e apprezzato in tutta Italia. Tre anni più tardi l’approdo ad una etichetta più grande, la BMG Ricordi, lo sottoporrà ad una particolare forma di censura: quello che doveva essere il primo singolo estratto, “O’ Purp adda cocere inta l’acqua soia“, un brano metaforico, popolare ma mai volgare, non fu ritenuto in linea con l’etica della multinazionale, che reputò inadatto veicolare un singolo in cui si parlava anche di digestione e flatulenze. Vincenzo non si perse d’animo, e continuò a calcare i palchi italiani, laddove calcare non è stata sempre una metafora: in un vecchio numero di Moodmagazine, er Danno ci raccontò di essere presente ad una jam in cui Cenzou, dati l’impeto e la mole, sfondò delle travi di legno che ne formavano il palco. Mi piace ritenerla un’allegorìa di tutti i live in cui ha letteralmente spaccato.
La spettacolare “O’ Purp adda cocere inta l’acqua soia“
Quello che sembrava essere, a tutti gli effetti, l’inizio di una carriera strepitosa, fu invece, inaspettatamente, l’inizio di un lungo periodo di silenzio. Varie leggende metropolitane si sono rincorse in città sull’assenza di Cenzou e in molti, seppure rispettandone il riserbo, non si capacitavano della sua lontananza dagli ambienti musicali, dopo i concreti successi artistici. Un silenzio durato anni, durante i quali non fa mistero di aver avuto un’illuminazione: la scoperta del genio di J Dilla. Fu proprio nella sua casa di San Gaetano che mise in piedi uno studiolo dentro al quale nacquero i suoi alter ego beatmaker: Il Mostro, che produsse buona parte de “L’urdimu tip” dei Sangue Mostro, nonché Sodo Studio, firmatario di alcuni beattape in cui ha convogliato gran parte della scena napoletana.
Il ritorno
Era quella famosa estate del 2005, e da cinque-sei anni mancavano rap a nome Speaker Cenzou. Quel brano, “La Prima Regola“, fu la prima pubblicazione dopo il lungo silenzio, ma già si preannunciavano grosse novità dal capoluogo campano: con alcuni ex-membri dei 13 Bastardi – team che, al momento della sua formazione, era vicino ad includerlo nel roster – e della TCK, nacque Sangue Mostro, l’all star dello street rap napoletano. I due dischi dei SM sono storia recente e non è più una novità il ritorno a tutti gli effetti di Speaker Cenzou nella duplice veste di rapper e produttore.
Lo è, invece, l’annuncio del terzo disco solista previsto per il nuovo anno. A venti anni da “Il Bambino Cattivo” e a quindici da “Malastrada“, sta per arrivare un nuovo capitolo dell’incredibile storia del rapper più forte di Napoli, una delle città-regine dell’Hip Hop in Italia.
27 novembre 2015 Oggi a 20 anni circa dal primo e buoni 15 dal secondo ho preso la decisione di iniziare a lavorare al…
Posted by Speaker Cenzou on Venerdì 27 novembre 2015