Il 91% della cannabis sul mercato è contaminata e pericolosa: serve altro per legalizzare?
Uno studio condotto dall’Università di Berna conferma i pericoli per la salute insiti nella cannabis venduta in Europa: il 91% dei campioni analizzati sono infatti risultati contaminati da qualche agente inquinante, alcuni di essi potenzialmente molto pericolosi per la salute.
Il Dipartimento di Chimica dell’Università ha analizzato ben 191 campioni, frutto dei sequesti della polizia svizzera su tutto il territorio dello stato, trovando tracce di contaminazioni da sostanze nocive in 9 campioni su 10. Le sostanze contenuto sono metalli pesanti, batteri e pesticidi.” Sostanze che “provocano gravi danni al sistema nervoso, immunitario e respiratorio”.
Non è la prima volta che in Svizzera vengono svolte analisi del genere. Due anni fa un’inchiesta della Tv Svizzera aveva provato la forte presenza di cannabis contaminata da lacca, lana di vetro e piombo. Sostanze che vengono aggiunte per aumentare il peso dell’erba e quindi il suo valore sul mercato dello spaccio illegale.
Un’analisi che ovviamente riuarda anche i cittadini italiani visto che, al netto delle autoproduzioni, la maggior parte dell’erba che arriva oltre le Alpi è la medesima che si trova nelle nostre piazze, giungendo in buona parte dall’Albania (e ultimamente anche da alcune regioni dell’Italia meridionale, specialmente Sicilia, Calabria e Campania).
Un’ulteriore prova di come il proibizionismo della cannabis nuoce innanzitutto alla salute pubblica, vietando l’autocoltivazione di cannabis ed imponendo ai consumatori di rivolgersi al mercato illegale, acquistando erba potenzialmente nociva e priva di ogni controllo.
I rischi sanitari della cannabis risiedono nelle sostanze chimiche con cui è tagliata, in misura enormemente maggiore rispetto ai trascurabili rischi insiti nel Thc. Solo la legalizzazione dell’autoproduzione può permettere ad ogni consumatore di cannabis di porsi al riparo dai pericoli per la salute.