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I talebani annunciano un contratto per produrre cannabis ed esportarla legalmente

I talebani annunciano un contratto per produrre cannabis ed esportarla legalmente

Il Ministero degli Affari Interni dei talebani ha twittato nei giorni scorsi scrivendo che una società chiamata Cpharm aveva stretto un accordo con il regime per costruire un “impianto di lavorazione dell’hashish” da 450 milioni di dollari nel paese. Una sorta di coltivazione di cannabis legalizzata per produrre medicinali e creare posti di lavoro.

Talebani e cannabis legale: accordo vero o bufala?

Più tardi una testata locale aveva diffuso la notizia identificando la Cpharm come un’azienda australiana, e da lì la stampa internazionale, con testate importanti come il Times o Al Arabybia, l’ha diffusa. All’insaputa dell’azienda stessa che, poco tempo dopo, ha inviato un comunicato per smentire l’accordo sottolineando che non avevano niente a che fare con questa operazione.

A questo punto esce un articolo di Forbes che sottolinea il cortocircuito informativo che si è generato e derubricando l’iniziativa afghana come una “trollata” all’occidente.

Poco dopo il nuovo colpo di scena: Qari Saeed Khosty, un portavoce dei talebani, ha fatto un nuovo tweet per chiarire l’equivoco e spiegare che l’accordo era sì con una società chiamata CPharm, che però sarebbe di ordine tedesca (probabilmente questa). E c’è da tenere in considerazione il fatto che il nuovo governo della Germania, ha da poco annunciato di voler procedere con la legalizzazione.

Un impianto per la cannabis in Afghanistan in collaborazione con la Germania

Khosty ha spiegato che “la compagnia vuole costruire un impianto di lavorazione della cannabis in Afghanistan, che creerà tutti i prodotti di cannabis”, riferisce Marijuana Moment. “Stabilendo questa fabbrica, la Cpharm Company userà la cannabis prodotta in Afghanistan per fare prodotti e una crema”. Ha poi specificato che: “In Afghanistan, solo questa compagnia avrà un contratto legale”, prima di aggiungere che il contratto “creerà posti di lavoro per molti cittadini”.

Insomma, si tratterebbe di un accordo quantomeno insolito, vista la posizione isolata del regime a livello internazionale e visto anche il trattamento durissimo che i talebani hanno riservato a chi fa uso di stupefacenti.

Poco dopo che i talebani hanno preso il controllo dell’Afghanistan, l’Associated Press ha riferito di raid clandestini in cui i consumatori di droga venivano minacciati di violenza se non accettavano di entrare in terapia. I talebani avevano anche ufficialmente vietato la produzione di oppio prima dell’invasione militare americana del 2001, che sarebbe però ripresa.

Riguardo la cannabis, Al Arabiya ha spiegato che la pianta serviva come una grande fonte di reddito per gli insorti talebani durante l’occupazione statunitense. Ora sembra che vedano di nuovo delle opportunità economiche, ma attraverso un mercato più professionale e regolamentato.



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