I pazienti che usano cannabis hanno una migliore qualità di vita e usano meno farmaci
I pazienti che usano cannabis per trattare varie condizioni mediche godono di una migliore salute e qualità di vita rispetto ai pazienti con condizioni simili che non la utilizzano. Lo studio trasversale, pubblicato sulla rivista Cannabis and Cannabinoid Research, ha anche mostrato che i pazienti che usano cannabis medica hanno effettuato meno visite in ospedale ed utilizzato meno farmaci.
I ricercatori della Johns Hopkins hanno collaborato con Realm of Caring, l’organizzazione no-profit dedicata alla ricerca sulla marijuana terapeutica creata dalla mamma di Charlotte Figi, e hanno raccolto dati da 1.276 pazienti associati. Tra i partecipanti, 808 pazienti hanno consumato prodotti medici a base di marijuana e 468 pazienti che sono serviti come gruppo di controllo. I ricercatori hanno intervistato i soggetti ogni tre mesi tra aprile 2016 e febbraio 2018.
Ai pazienti sono state chieste informazioni sulla loro qualità di vita, sulle loro abitudini di sonno, sui sintomi del dolore, sullo stato di salute mentale, sull’uso continuo di farmaci non a base di marijuana e sulla salute di base. Coloro che usano cannabis hanno registrato miglioramenti significativi nella qualità della vita e nella soddisfazione della salute rispetto al gruppo di controllo. Hanno anche espresso meno dolore, depressione e sintomi di ansia rispetto ai non consumatori. Infine, hanno usato meno farmaci su prescrizione e hanno visitato l’ospedale meno volte. In particolare i risultati dello studio hanno mostrato che i pazienti di cannabis medica hanno riportato una qualità di vita migliore dell’8% circa, una riduzione del 9% dei punteggi del dolore e una riduzione del 12% dei punteggi dell’ansia. Hanno anche riferito di usare il 14% in meno di farmaci su prescrizione, di avere il 39% in meno di probabilità di aver visitato un pronto soccorso e il 46% in meno di essere stati ricoverati in ospedale nel mese precedente all’indagine.
Per correttezza bisogna segnalare che un autore dello studio è un dipendente della Canopy Growth, mentre un altro ha lavorato con diversi produttori di cannabis medica.
Fonte: cannabisterapeutica.info