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I partigiani della canapa

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L’anno che si è concluso è stato molto importante per la canapa in Italia. È iniziato il 12 febbraio con la sentenza di incostituzionalità della legge detta “Fini-Giovanardi”, alla quale sono seguite molte audizioni alle camere incentrate sulla pianta di Canapa e i suoi derivati. L’apice si è avuto con l’accordo tra il ministero della Salute e quello della Difesa sulla produzione di medicinali vegetali derivati dalla cannabis. L’importante è stato aver iniziato un percorso di affermazione dell’esistenza degli estimatori della canapa, grazie alle fiere che si sono tenute a Fermo “IndicaSativa trade”, a Napoli “Canapa in Mostra” e tra poco anche a Roma con “Canapa Mundi”.

Il 2015 sarà un anno caratterizzato da un nuovo attivismo cannabico, un movimento di cui stiamo gettando le basi e che farà vibrare tutta la penisola con il fenomeno dei Cannabis Social Club, nulla avranno in comune con i cugini spagnoli, trattandosi di «formazioni sociali ove si svolge la propria personalità» (cit. art. 2 Costituzione italiana).

Caratteristiche di un Cannabis Social Club (CSC):
1. È formato da almeno 3 persone maggiorenni.
2. Non ha scopo di lucro.
3. Ha lo scopo primario di sensibilizzare la cittadinanza ma anche di porre attenzione ed educare al consumo consapevole.

La volontà comune è quella di rinnovare l’antiproibizionismo attraverso questi movimenti locali.
Gli obiettivi sono molteplici, ma come evidenziato nel terzo punto dei dettami ENCOD, la sensibilizzazione del territorio e dell’opinione pubblica è il primo passo importante per rivendicare un diritto.

In questo gli attivisti avranno bisogno di sostegno sul territorio. Ognuno di noi, oggi, può essere d’aiuto alla causa: dall’organizzare una cena con prodotti di canapa, a corsi sulle modalità d’assunzione per i pazienti che usano la cannabis a scopo medico. Tutto collaborerà ad aumentare la consapevolezza della cittadinanza e aiuterà a superare le intolleranze popolari create da 8 anni di dominio di una legge incostituzionale e persecutoria. Dobbiamo creare un tessuto sociale, pronto ad accogliere consapevolmente i Cannabis Social Club; palese è la sovranità territoriale espressa dal quartiere Pigneto di Roma (11 dicembre 2014) che si rivolge a consumatori e spacciatori con un messaggio inequivocabile ≪Sei venuto al Pigneto a comprare erba? I tuoi soldi arricchiscono le mafie, comprano la schiavitù dei ragazzi che spacciano. E’ ora che la coltivi a casa≫ (cit. C.A.P. Del Pigneto).

In Italia il consumo di infiorescenza di canapa è depenalizzato (cosa voglia dire, nessuno lo sa). Questo ci permette comunque di rivendicare la nostra esistenza sia come singoli che come gruppo. Non sono necessarie gesta eclatanti, ma semplice buon senso, cominciando, ad esempio, con rivendicare il diritto guadagnato con il referendum del ’93 e sottolineato dalle motivazioni delle sentenze costituzionali e ordinarie.

In tutto il territorio italiano stanno nascendo occasioni di incontro e invitiamo tutti i nostri lettori a parteciparvi attivamente, per sostenere tutti quelli che si battono da anni per questo diritto comune. Ogni occasione è buona per conoscere concittadini che hanno la nostra stessa passione e con i quali eventualmente cominciare un percorso per istituire un CSC locale.

Siamo animali sociali e questa pianta ama agevolare l’aggregazione umana.

BASTA PERSEGUITARE GLI ESTIMATORI DI CANNABIS!



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